Il tema degli spazi pubblici rimane caldo a Bologna. Dopo gli sgomberi di Bancarotta e dell’occupazione di via Zago, dopo la presa di posizione di Bologna Proxima e le domande di D(i)ritti alla città rivolte all’Amministrazione, dopo la mappa narrativa sugli spazi pubblici abbandonati, mercoledì 8 giugno, al Parco della Zucca, si terrà un’assemblea pubblica che, tra i punti di discussione, ha la promozione di una proposta di delibera di iniziativa popolare sugli spazi pubblici.

Spazi pubblici, in arrivo una proposta di delibera di iniziativa popolare

A promuovere l’assemblea è ancora D(i)ritti alla città che, sul suo sito, ricorda: «Abbiamo approvato il testo definitivo (della delibera, ndr) all’ultima Assemblea, un gruppo di lavoro è all’opera per organizzare l’iniziativa pubblica di presentazione a metà giugno». I proponenti dicono di voler «coinvolgere la città intorno ai temi e alle proposte che abbiamo raccolto nel testo. Sarà una “istruttoria popolare”, di cui dobbiamo immaginare insieme il percorso».

Ai nostri microfoni è Mauro Boarelli a spiegare l’iniziativa della delibera. «Ci abbiamo lavorato in questi ultimi mesi – racconta Boarelli – e si tratta di una scrittura collettiva e dal basso di una delibera che verrà poi presentata, discussa e messa ai voti in Consiglio comunale».
Si tratta forse della prima volta che questo istituto, previsto dallo Statuto del Comune di Bologna, viene utilizzato in città. Per essere discussa in Consiglio comunale, la delibera di iniziativa popolare dovrà raccogliere le firme di duemila cittadini e cittadine residenti a Bologna.

«Abbiamo scelto di utilizzare questo strumento per rimettere al centro del discorso pubblico il tema degli spazi pubblici abbandonati in città – sottolinea l’esponente di D(i)ritti alla città – che sono una quantità davvero rilevante. Attraverso questa delibera cerchiamo di riappropriarci del governo di questi spazi che è stato sottratto alla città, che è stato di fatto privatizzato».
Qualora approdi in Consiglio, la delibera di iniziativa popolare avrebbe anche la funzione di mostrare l’orientamento dei partiti che dovranno votarla. Tuttavia per D(i)ritti alla città non sono i partiti i principali referenti di questa campagna, ma i cittadini e le cittadine.

In questo senso, l’assemblea di domani avrà anche lo scopo di organizzare una campagna di raccolta firme che vuole essere una sorta di “istruttoria popolare”, al fine di coinvolgere la cittadinanza su un tema di cui è estranea. «La città di fatto è tenuta all’oscuro dell’entità di questo patrimonio pubblico – evidenzia Boarelli – e delle possibilità che questo patrimonio pubblico offrirebbe per una gestione collettiva».
Alla base dell’iniziativa, ovviamente, c’è una bocciatura dei sistemi utilizzati finora dall’Amministrazione per l’assegnazione degli spazi. Da un lato i bandi che, per D(i)ritti alla città sono uno strumento dietro cui il Comune si trincera «per difendere un’idea molto astratta di legalità», dall’altro i patti di collaborazione, che riguardano spazi residuali.

Boarelli boccia anche l’accordo firmato nei giorni scorsi tra l’Università di Bologna e il Ministero della Difesa per l’elaborazione di progetti di rigenerazione di aree militari dismesse. L’attivista mette in relazione questo accordo, «che riguarderà soprattutto l’ex-Stamoto», con il precedente siglato dal Comune col Ministero della Difesa, su cui invece vige un accordo di riservatezza.
«Quest’ultimo accordo mi dà più che altro un’idea di confusione – afferma Boarelli – Non sanno bene cosa fare di queste aree e cercano in qualche modo di procrastinarne la rigenerazione attraverso accordi che usano il termine di “coinvolgimento”, in questo caso di studenti universitari, ma la città ne resta sempre fuori».

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