La laurea umanistica, dopo anni di “sottovalutazione”, sta finalmente trovando il suo riscatto. Sono molte le possibilità lavorative per quanti intraprendono oggi un percorso in questo ambito di studi e non più solo limitato all’insegnamento o, in generale, alla formazione. Questi ambiti rappresentano ancora i naturali sbocchi lavorativi degli studi in scienze umane, a cui fa seguito solitamente una laurea in Lettere, Storia o Filosofia, con tutte le criticità che il sistema scolastico presenta oggi per quanti vogliono avvicinarsi a questa carriera.

Per quanto questo aspetto rappresenti ancora oggi uno degli sbocchi principali per questi laureati, non è di certo l’unica alternativa. Anzi, il progresso tecnologico, lungi dall’eliminare l’utilità degli studi umanistici, lo ha ancor più evidenziato. Prendendo in esame, ad esempio, il loro ruolo è cruciale a proposito dell’AI e del machine learning, vale a dire tutto ciò che riguarda l’intelligenza artificiale e l’addestramento dei macchinari. In particolare, il riferimento va ai laureati in Lettere, Filologia o Semiotica che possono fornire prospettive interessanti e indubbiamente diverse da quelle standardizzate del macchinario.

Un altro ambito di occupazione dei laureati in campo umanistico si può ritrovare in qualche modo legato allo sviluppo sempre più preponderante dei social network. Ad oggi, infatti, la piattaforma social viene considerata una vetrina imprescindibile per piccole e grandi aziende, creando nuovi posti di lavoro. Il digital marketing o più in generale tutto ciò che concerne la comunicazione digitale, può essere appannaggio di coloro che hanno una solida base umanistica alle loro spalle, in grado di creare contenuti innovativi utilizzando parole ed immagini. È evidente come in questo caso sia necessario accostare conoscenze quantomeno basilari di informatica, ma al giorno d’oggi vengono date per assodate, soprattutto tra le nuove generazioni.

Infine, uno degli sbocchi per eccellenza dei laureati in discipline umanistiche sono le risorse umane. Elementi come l’empatia, la capacità relazionale e soprattutto la gestione delle dinamiche che si creano all’interno di un ambiente di lavoro sono requisiti considerati basilari per questa carriera lavorativa ed aspetti che vengono stimolati e plasmati soprattutto nell’alveo delle materie umanistiche.

Per tutte queste ragioni, insomma, oggi pare superata la diatriba tra le ALPH (Arts, Letters, Philosophy, Humanities) e le STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics), distinzione che riguarda i laureati a prescindere dall’università in cui si laureano, che sia ateneo tradizionale o online come Unicusano. Anche perché, guardando ai numeri globali, il tasso di occupazione dei laureati sfiora l’85% in Italia. Indubbiamente i laureati in discipline STEM rappresentano, tra i due gruppi, quelli maggiormente specializzati e spiccatamente settorializzati, ma sembrino mancare delle soft skills che sono sempre più richieste all’interno delle aziende, che invece si ritrovano in maniera preponderante nei laureati ALPH. Ad esempio una buona attitudine al problem solving unita ad una capacità di astrazione e analisi. A questo si sommano qualità come la flessibilità e soprattutto la resistenza allo stress, ma anche le doti di leadership rientrano sotto questa denominazione. Non si tratta di parole citate casualmente ma rientrano, o dovrebbero rientrare quantomeno, all’interno della programmazione didattica delle scuole: tra i benefici dell’alternanza scuola-lavoro all’interno delle scuole superiori, dovrebbe esserci anche la possibilità di sviluppare rapidamente questo tipo di abilità.