È durata poco più di un mese l’occupazione di via Zago, iniziata lo scorso 21 aprile, in occasione dell’anniversario della Liberazione di Bologna. Attiviste e attivisti avevano “liberato” lo spazio, vuoto da anni, di proprietà di una società del gruppo di Cesare Ragazzi. Una volta centro estetico, lo stabile era rimasto in stato di abbandono e così tornerà oggi, dopo l’intervento delle forze dell’ordine che questa mattina si sono presentate presso il centro sociale, collocato sotto il ponte di via Stalingrado.
Lo sgombero ad un mese dall’occupazione: il racconto da via Zago
Appena domenica scorsa, proprio in via Zago, si era tenuta una nuova edizione di Olè, il festival delle autoproduzioni che era apolide dopo un altro sgombero, quello di Xm24. Un’iniziativa molto partecipata, che era solo una di quelle messe in campo dagli occupanti nelle poche settimane dall’entrata nell’edificio.
All’indomani dell’occupazione, attiviste e attivisti avevano lanciato un messaggio al Comune di Bologna, dicendo di essere disponibili al dialogo sul tema degli spazi a Bologna. Pochi giorni prima, infatti, era stato sgomberato Bancarotta, il progetto di nove realtà che avevano vinto un bando del Comune stesso ma che non si erano mai visti assegnare lo spazio.
Lo stabile di via Zago, invece, è privato e in vendita da anni, senza mai trovare un acquirente. Attiviste e attivisti avevano scritto alla proprietà per sondare la disponibilità ad un uso temporaneo, ma la risposta era stata un secco no.
Questa mattina, quando le forze dell’ordine si sono presentate accompagnate dai vigili del fuoco, alcuni attivisti e attiviste sono saliti sul tetto dell’immobile. Parallelamente si è formato un presidio solidale su via Stalingrado.
«Più loro ci sgomberano più noi rioccupiamo – afferma ai nostri microfoni Andrea, uno degli occupanti – Il sindaco deve capire che la faccenda di Xm24, quella ferita, non può essere derubricata ad una questione di ordine pubblico e ridursi allo sgombero del 6 agosto 2019».
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