Forse il sindaco Matteo Lepore contava di liquidare la faccenda in poco tempo, ma lo sgombero di Bancarotta ha riaperto un tema irrisolto in città e, oltre a creare problemi nella maggioranza di Palazzo D’Accursio, mobilita anche altre realtà associative cittadine. È il caso di Bologna Proxima, una rete di realtà che già prima delle elezioni comunali aveva elaborato alcune proposte per il governo della città e che ora prende parola chiedendo anche un’assemblea pubblica per discutere di spazi sociali a Bologna.

Bologna Proxima inteviene sul tema degli spazi proponendo un’assemblea pubblica

«La discussione pubblica di questi giorni attorno all’occupazione del collettivo Banca Rotta e degli spazi di Via Fioravanti 12 e il suo conseguente sgombero, nonostante l’avvio di un tavolo di confronto – si legge nel comunicato di Bologna Proxima – ha fatto riemergere pubblicamente alcune questioni generali e di lungo periodo: da una parte il bisogno di spazi che hanno gruppi, collettivi, comitati e associazioni dove portare attività e proposte anche in maniera informale e autorganizzata, dall’altra la necessità di garantire processi equi, legali, trasparenti e accessibili per l’assegnazione degli spazi pubblici».
È proprio su questo che le realtà che compongono la rete, in particolare Libera Bologna, Salvaiciclisti Bologna, Period Think Tank, Pensare Urbano, Cassero LGBTI+ center, Cinnica e Amici di Piazza Grande, si sono interrogate.

Uno dei punti evocati nel documento riguarda lo strumento dei bandi, da cui è scaturita la stessa questione di Bancarotta. Il Comune di Bologna sembra aver concentrato su questo strumento la possibilità di avere accesso ad uno spazio pubblico ma, osserva ai nostri microfoni Isabella Cioccolini di Bologna Proxima, «sappiamo non essere l’unico che esiste per l’assegnazione di spazi e sappiamo anche essere, come tutte le procedure burocratiche, un po’ meno flessibile e pronto a comprendere la complessità di esperienze che possono essere diverse».
Nello specifico, Bologna Proxima guarda ad altri modelli, come quelli di Barcellona o Napoli, che hanno ridisegnato la tutela dei beni comuni e la loro gestione.

Collegato al tema dello strumento è quello della sostenibilità delle richieste del pubblico nei confronti delle realtà associative. «Quali sono le richieste che un’amministrazione può legittimamente porre a chi si candida a gestire gli spazi in città, senza mettere in difficoltà a livello burocratico e finanziario realtà informali o appena nate?», si legge nel comunicato.
In particolare, vengono anche sottolineate i diversi percorsi che sono presenti in città e che, per gli estensori del documento, rappresentano un arricchimento, non un problema.

È per queste ragioni che Bologna Proxima lancia l’idea di un’assemblea pubblica sul tema, affinché possano essere approfonditi aspetti che negli ultimi giorni in città sono stati ridotti ad una contrapposizione. È necessario, invece, riaprire le porte al dialogo e affrontare finalmente una questione che negli ultimi anni ha generato non poche tensioni.

ASCOLTA L’INTERVISTA A ISABELLA CIOCCOLINI: