Il tema degli spazi sociali continua a far discutere a Bologna. Dopo l’occupazione e repentino sgombero di Bancarotta, la presa di posizione di Bologna Proxima e D(i)ritti alla città sul tema e l’occupazione di via Zago, ora arriva un vero e proprio censimento degli spazi pubblici bolognesi in stato abbandono.
Si tratta di un progetto manifestatosi in presenza una settimana fa, durante Art City night, quando è apparsa una segnaletica bizzarra in alcuni tra gli spazi pubblici dismessi della città. Ma il rimando è a una mappa narrativa online, dove gli spazi stessi vengono narrati nella loro storia, proprietà ed attuale utilizzo.

Spazi pubblici abbandonati: la mappa per “metterci il becco”

«Bologna è piena di spazi pubblici abbandonati – si legge sul sito – caserme (con annesse ampie aree verdi), edifici residenziali, case rurali, negozi, aree ferroviarie. Luoghi di proprietà pubblica che, una volta esaurite le funzioni originarie, sono stati lasciati nell’abbandono». E vengono dettagliati anche i proprietari di quegli spazi, che sono Comune, Città Metropolitana, Università, Cassa Depositi e Prestiti, Agenzia del Demanio, Invimit, Ministero della Difesa, Asl, Asp, Poste Italiane, Inps e Ferrovie dello Stato.
«Indipendentemente dalla loro natura giuridica – si legge ancora – il patrimonio che questi enti amministrano è pubblico e la comunità chiede che non venga privatizzato».

Spazi pubblici
La mappa degli spazi pubblici abbandonati

Nel tour virtuale si trova il censimento di diverse strutture, con un breve racconto della loro vocazione originaria, l’attuale stato di abbandono e gli accordi o i progetti che vi insistono e che in molti casi prevedono l’ingresso di privati con la costruzione di edifici residenziali e commerciali.
Tra gli spazi figura l’ex caserma Sani, che fu occupata da Xm24 dopo lo sgombero in via Fioravanti, l’ex Caserma Perotti e l’ex caserma Stamoto, sulle quali vige un accordo di riservatezza tra il Comune di Bologna e il Ministero della Difesa. Nella mappa narrativa, però, ci sono anche spazi meno noti, come l’edificio rurale di viale Lenin, oggetto di un bando comunale per il co-housing andato a vuoto. Stesso destino per un altro edificio rurale, ma in via Massarenti.

La mappa arriva poi a Porta Santo Stefano, dove aveva sede Atlantide, sgomberata nel 2015. Il piccolo cassero è ancora chiuso in attesa della riqualificazione comunale. Poco distante si trova l’ex caserma Masini, dove aveva sede Làbas prima dello sgombero, su cui vige un accordo con Cassa Depositi e Prestiti di cui non si conosce il progetto di recupero.
E poi ancora: l’ex ospedale dei Bastardini, quello militare di via dell’Abbadia, l’edificio di via Irnerio 13, le ex Poste di via Zanardi, l’ex scuola Sassoli e gli edifici all’interno dell’Ippodromo.
Sul sito stesso si legge che gli edifici sono circa 200 e che la mappa è in aggiornamento.

Di qui l’invito rivolto ai cittadini a «metterci il becco» perché il patrimonio è pubblico, ma i progetti e le scelte di destinazione di quegli spazi non vengono discussi con la cittadinanza, il Comune non avvia percorsi partecipativi per decidere insieme alla collettività possibili riutilizzi in chiave pubblica di luoghi che potrebbero essere utilizzati per bisogni diversi emersi in città, preferendo accordi sui cui spesso vige la riservatezza e che spesso portano a speculazione e profitto per soggetti privati.