È un messaggio rivolto direttamente all’Amministrazione comunale quello che viene lanciato dalla nuova occupazione di via Zago 1, sotto il ponte di via Stalingrado a Bologna. Il tema degli spazi sociali in città non può considerarsi chiuso con il recente sgombero di Bancarotta e da Palazzo D’Accursio non possono pensare che la questione sia risolta.
Sono attiviste e attivisti provenienti da diverse realtà sgomberate negli ultimi vent’anni, Xm24 in primis, quelli che ieri sono entrati nei locali in stato d’abbandono da vent’anni e, già nelle prossime ore, daranno vita ad un’assemblea e a iniziative.

La nuova occupazione di via Zago a Bologna

I locali occupati ieri appartengono ad una holding del gruppo Cesare Ragazzi e negli anni 90 ospitavano un centro estetico per la ricrescita dei capelli. La società però è fallita sommersa dai debiti e per vent’anni ha cercato di vendere lo stabile per ripianarli.
Secondo gli attivisti, che hanno rintracciato un annuncio immobiliare, ammonta a 1,4 milioni di euro la somma richiesta per acquistare la struttura, che versa in condizioni di grande degrado.

In realtà il luogo non è stato vuoto per vent’anni, ma fu riaperto nel 2015 dal collettivo La Rage, che però poté restare nei locali poco tempo perché presto sgomberato.
Dopo lo sgombero, per impedire che gli spazi fossero nuovamente occupati, le autorità distrussero e otturarono i sanitari e murarono le porte. Queste sono le condizioni in cui, sette anni dopo, sono stati trovati i locali dagli attivisti che hanno dato vita ad una nuova occupazione.

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Occupazione di via Zago 1

Il messaggio lanciato al Comune di Bologna

«Siamo quel che rimane di tutti gli sgomberi degli ultimi anni», osservano gli attivisti e le attiviste che hanno occupato lo stabile in via Zago. Citando lo sgombero di Xm24, ma anche quello di Bancarotta, gli occupanti sottolineano: «L’Amministrazione ha eretto un muro, quindi siamo di nuovo qui. L’esigenza di spazi in città rimane ed è forte».
Ricostruendo il confronto con il Comune di Bologna dopo lo sgombero di Bancarotta, attiviste e attivisti riconoscono che «ci è stata data la possibilità di parlare, ma noi ci siamo sempre mostrati aperti al dialogo rispetto a questo tema, ma non possiamo semplicemente fermarci a parlare. Se non c’è la possibilità concreta di mettere in atto ciò di cui si discute, cioè un’assegnazione reale, rimangono parole al vento».

Anche dalla nuova occupazione viene contestata la logica meritocratica e competitiva dei bandi per l’assegnazione degli spazi, che è l’unica modalità che il Comune sembra aver adottato per rispondere alle esigenze sociali. E si sottolinea che quello dell’Amministrazione pubblica, da vent’anni a questa parte, è un modus operandi sempre uguale a se stesso, con un centinaio di spazi sgomberati in città.
Intanto alle 19.00 di questa sera si terrà la prima assemblea pubblica per la gestione dei locali di via Zago.

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