I toni sono accesi, ma del resto l’esasperazione è dettata anche da promesse tradite e praticamente nessun investimento per evitare ciò che la pandemia ha prodotto. Così il mondo delle scuole, tra sindacati e associazioni di genitori e insegnanti, protesta contro l’ipotesi di garantire la scuola in presenza solo ad alunne ed alunni dotati di green pass, mentre per gli altri rimarrebbe la triste prospettiva della didattica a distanza.
A prospettare questa soluzione, che al pubblico non comporterebbe alcuno sforzo mentre alle famiglie i sacrifici già conosciuti negli ultimi due anni, sono stati i sindaci di Bologna, Reggio Emilia e il presidente della Provincia di Modena.

Scuole, l’aumento dei contagi fa riemergere lo spettro della dad

L’aumento dei contagi, la cosiddetta quarta ondata della pandemia, è al centro dei problemi che le scuole stanno affrontando in queste settimane. L’Ausl non riesce più a gestire il ritmo dei tracciamenti e a rispettare il protocollo governativo su come gestire le positività al Covid rilevate a scuola. Ieri lo ha fatto nuovamente presente l’assessore regionale alla Sanità Raffaele Donini, rispondendo ad un’interpellanza in Question Time. In particolare, nella settimana tra il 6 e il 13 dicembre erano 10.488 gli studenti in quarantena. «Se si calcola che per tutti occorre fare due tamponi nell’arco di una settimana – rimarca Donini – si capisce che con questi numeri di contagi il protocollo è inagibile».

Da tempo la Regione ha chiesto rinforzi di personale per tenere il passo del tracciamento, ma delle 120 persone richieste da viale Aldo Moro, al momento la disponibilità ammonterebbe a non più di una dozzina di militari.
Di fronte al problema – e nonostante il Green Pass stia mostrando i propri limiti di efficacia sanitaria – la soluzione prospettata da alcuni amministratori locali, a cui ad esempio Matteo Lepore si è detto favorevole, è quella di introdurre l’obbligo di green pass anche per gli studenti e le studentesse, mentre per coloro che ne fossero sprovvisti resterebbe l’unica opzione della dad.
Del resto, gli investimenti governativi non hanno prodotto maggiori spazi per ridurre l’affollamento delle aule e la prospettiva appare un loop già visto dalla primavera del 2020.

Green Pass o dad, la protesta di Priorità alla Scuola

Alle 15.00 di questo pomeriggio il comitato Priorità alla Scuola tornerà a protestare sotto la sede della Regione Emilia-Romagna. Il problema è noto da tempo e in molti casi si traduce in quarantene più lunghe del necessario proprio a causa dei ritardi e degli arrancamenti dell’Ausl. «La conseguenza è che viene fatta pagare agli alunni l’inefficienza di un sistema – osserva ai nostri microfoni Roberta Zannoni di Priorità alla Scuola – L’isolamento a cui abbiamo costretto i ragazzi negli ultimi due anni ha prodotto conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti. Anche dal punto di vista didattico il continuo spezzettare il percorso ha delle ripercussioni. E non tutte le famiglie possono usufruire dei permessi Covid».

La goccia che ha fatto traboccare il vaso, però, è stata la dichiarazione del sindaco di Bologna, Matteo Lepore, «favorevole al green pass per l’accesso a scuola degli studenti – spiega Pas- proponendo come soluzione la dad per i non sono vaccinati o per i figli di genitori non vaccinati». Dichiarazioni che per il comitato risultano indigeribili. Per questo, e «in ragione del persistere dell’uso sistematico della dad come unico strumento di contrasto della pandemia», Priorità alla Scuola Emilia-Romagna si rivolge anche «alle realtà sindacali e rappresentative di insegnanti, studenti e famiglie per chiedere un incontro immediato con i rappresentanti delle Istituzioni».

Al presidio di questo pomeriggio Priorità alla Scuola chiederà «una soluzione immediata a una situazione divenuta ormai inaccettabile. Ci risiamo con le divisioni – attacca il comitato – con le dichiarazioni che spaccano la comunità educante riproducendo nel mondo dei ragazzi le spaccature e le divisioni a cui stiamo assistendo nel mondo del lavoro».
In particolare, a Pas non va già che «isolare e mettere dietro uno schermo gli studenti sia l’unica soluzione di contrasto alla diffusione del coronavirus, come se non avessero già sofferto abbastanza la solitudine in questi due anni. Tutto ciò senza che la politica sia stata in grado di risolvere i problemi strutturali della scuola: più spazi, più insegnanti, più risorse per la medicina scolastica».

ASCOLTA L’INTERVISTA A ROBERTA ZANNONI:

Per la Cgil la proposta per le scuole è incostituzionale

In linea con le posizioni espresse da Priorità alla Scuola è la Cgil, che ieri ha diramato una nota della Funzione Pubblica regionale, insieme a quelle di Bologna, Reggio Emilia e Modena. Tra i firmatari il segretario regionale Luigi Giove e quello bolognese Maurizio Lunghi.
Il green pass a scuola per gli alunni è una «inaccettabile lesione dei diritti costituzionali» e una «pericolosa scorciatoia», così come il ritorno alla dad, chiosa il sindacato. «Anziché invocare la dad – attacca il sindacato – gli amministratori pubblici chiedano più risorse ed evitino pericolose scorciatoie». Il sindacato si dice stupito della «leggerezza con la quale si interviene su un diritto costituzionale, quello all’istruzione, che dovrebbe essere garantito a tutte e a tutti». Di fatto, «un minorenne si troverebbe a subire una scelta presa dai propri genitori e, qualora questi decidessero di non vaccinarlo, sarebbe estromesso dalle lezioni in presenza e confinato in dad».

Secondo la Cgil, la didattica a distanza «ha ampiamente dimostrato tutti i suoi limiti: lascia indietro i più deboli, penalizza i non madrelingua, favorisce l’abbandono scolastico, discrimina sulla base del censo». Nonostante questo, «la si propone come elemento strutturale. In pratica, questi amministratori propongono di rendere normale la discriminazione, l’emarginazione e la ghettizzazione». In altre parole, accusa il sindacato, «si sceglie come al solito la via più facile anziché intervenire sulle condizioni strutturali delle nostre scuole, ossia investire in edilizia scolastica, ridurre il numero di alunni per classe, assumere il personale necessario e potenziare il trasporto pubblico».

Nella sua nota, la Cgil però riconosce anche le difficoltà che la Regione Emilia-Romagna sta attraversando e la ragione ultima sembra essere la mancata corresponsione da parte dello Stato delle risorse necessarie a coprire le spese straordinarie sostenute proprio a causa dell’emergenza Covid.
Un problema che intacca il bilancio e che viale Aldo Moro sta cercando di tamponare con una misura alquanto discutibile durante la quarta ondata della pandemia: il blocco della assunzioni.
E allora, sostiene il sindacato, «non sarebbe più opportuno ed efficace chiedere le risorse necessarie a sostenere adeguatamente la sanità pubblica, piuttosto che invocare la dad? Noi non condividiamo questo modo di affrontare i problemi. Riteniamo inaccettabile la lesione di fondamentali diritti costituzionali».

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