A quasi un anno dallo sgombero, nel tardo pomeriggio di oggi lə attivistə della Vivaia TFQ hanno riaperto gli spazi di Via della Certosa 35. Di seguito il comunicato diffuso dallə attivistə transfemministe:
L’8 aprile 2023 un gruppo di frocie, lesbiche e trans-femministe di Bologna ha deciso di occupare l’ex vivaio in Via della Certosa. Dopo due mesi di iniziative, progetti e laboratori La Vivaia TFQ è stata sgomberata.
Abbiamo passato un anno intero a leccarci le ferite, a stringerci tra sorellu e tessere nuove reti per sopravvivere alle brutture di questo mondo che ci appartiene sempre meno. La spinta ad occupare dello scorso anno è la stessa che ci ha portato, oggi, a rientrare in questo spazio.
Per noi l’occupazione è ancora uno strumento efficace per opporsi alle logiche speculative e propagandistiche della “città più progressista d’Italia”.
Come lo scorso anno, vogliamo costruire uno spazio TFQ autogestito da donne, froc3 e persone trans*, per fortificare relazioni radicalmente diverse e cospirare insieme a tutta la comunità Transfemministaqueer di Bologna e non solo. La VIVAIA ci ha insegnato che tutto questo è possibile.
Avere uno spazio queer in città significa poter immaginare, attraversare e risignificare con i nostri corpi eccedenti la realtà che ci viene imposta con la forza; Significa dare spazio a mondi diversi rendendoli reali. Come transfemministe queer guastafest3 subiamo continuamente la violenza eterocis patriarcale, vogliamo uno spazio in cui trasformare le nostre paure e fragilità in forza e autodeterminazione.
E’ importante sottolinearlo: la libertà di autorganizzarsi DEVE essere di TUTT* , per questo nessuna lotta di oggi è immaginabile senza quella per la liberazione della Palestina e del suo popolo dal regine sionista e tutti i suoi alleati occidentali.
Il modello urbano che stanno costruendo basato sulla cementificazione e gentrificazione vuole isolarci, invece la Vivaia vuole essere un luogo di TUTT* e per TUTT*.
Le persone che attraversano la Vivaia insieme a chi vive questo quartiere, vogliono ridare vita a un luogo che sarebbe destinato alla cementificazione. Difatti l’intera area verrà destinata alla costruzione di un parcheggio all’interno del progetto di riqualificazione per l’ammodernamento dello stadio Renato Dallara.Il cemento che cerca di disgregarci, così come la repressione sono alcuni degli strumenti utilizzati per dividerci, per impedire ad altre turbolente primavere di fiorire.
Rifiutiamo la distinzione tra lotte accettabili e non, tra modalità più o meno “concesse” di esprimere la rabbia, tra occupazioni buone e cattive: narrazioni che hanno abbassato negli anni il livello di conflitto sociale, creando un recinto ben definito all’interno del quale c’è posto solo per un certo tipo di rivendicazioni.
Non pensiamo che la coprogettazione sia una soluzione adeguata per il confronto tra gruppi e istituzioni, perché ne influenza la progettualità e la spinta immaginativa, in una dinamica ricattatoria che ne svuota i contenuti sovversivi e ne distrugge il portato politico radicale.
Questo spazio ce lo vogliamo tenere, ma solo tramite il riconoscimento dell’autogestione. Non permetteremo che la nostra esperienza diventi una moneta di scambio. Non permetteremo che le nostre vite vengano, ancora una volta, strumentalizzate.
Venite in Vivaia, immaginiamo insieme lo spazio che vogliamo, ridiamo nuova vita agli spazi dell’ex vivaio Gabrielli, portiamo le nostre piante, facciamo il nostro orto, riempiamo lo spazio di attvità, laboratori e momenti di scambio e incontro. Non siamo sole, siamo organizzate e abbiamo imparato che solo insieme possiamo proteggerci e respirare: provando ancora per sbagliare meglio.
Lx transfemministx rampicanti sono di nuovo in zona!