Gli oltre 100mila cittadini che quotidianamente a Bologna prendono l’autobus in questi giorni hanno dovuto subire ritardi che in media sono stati di 10 minuti.
Molti hanno puntato il dito contro Città 30, ma non è l’unico fattore che ha determinato i disservizi. Accanto all’abbassamento del limite di velocità in molte strade cittadine, infatti, troviamo le deviazioni che i bus devono compiere a causa dei lavori attorno alla torre Garisenda e i molti cantieri aperti in città, come quelli per il tram.

Da una prova empirica effettuata il 18 gennaio da InCronaca, la testata del Master di Giornalismo dell’Università di Bologna, emerge che il 50% degli autobus accumula un ritardo di 10 minuti, mentre il 71% degli autobus ha un ritardo sui 5 minuti. «Abbiamo effettuato il test in tre fasce orarie diverse – spiega ai nostri microfoni la giornalista Amalia Apicella – e in diverse zone della città». Anche il test di InCronaca conferma che Città 30 non è l’unico fattore di ritardo, ma a giocare un ruolo importante sono gli incolonnamenti dovuti ai cantieri del tram.

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Trasporto pubblico: il confronto tra Comune, azienda e sindacati

La concomitanza di tutti i fattori elencati rischia di compromettere non solo l’efficienza del trasporto pubblico su gomma, ma la sua stessa appetibilità. Qualora perdurassero ritardi o corse saltate, infatti, molti potrebbero non ritenere più affidabile lo spostamento con gli autobus e optare per altri mezzi, tra cui quello privato a motore, complicando ulteriormente la situazione.
È per questo che venerdì scorso il Comune ha convocato sindacati e Tper per affrontare i problemi del trasporto pubblico locale e, dopo una prima panoramica dei problemi, un successivo incontro si è svolto ieri e uno si svolgerà domani.

«Una delle possibili soluzioni, certo non l’unica – afferma ai nostri microfoni Andrea Matteuzzi, segretario della Filt-Cgil di Bologna – è l’incremento delle corsie preferenziali».
I sindacati, però, non si limitano al piano locale. Come hanno ribadito anche alcune assessore della giunta Lepore, tra cui la responsabile della mobilità, Valentina Orioli, è importante che il governo, in particolare il Ministero presieduto da Matteo Salvini, sblocchi i fondi per il trasporto pubblico locale.

I fondi nazionali servirebbero anche per risolvere un problema grave che si sta registrando in tutta Italia: la carenza di autisti. Il lavoro particolarmente gravoso e stressante e retribuzioni non all’altezza con il costo della vita in molte città italiane, tra cui Bologna, scoraggiano i giovani a intraprendere questa carriera lavorativa.
«Questo determina un impatto sul servizio stesso – osserva Matteuzzi – perché se non c’è l’autista, quel bus non va in circolazione».

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