Mercoledì 24 gennaio alle 18.30, alla casa di quartiere Katia Bertasi, in Via Aristotile Fioravanti, 18/3, si terrà un’agorà pubblica sul diritto all’abitare, organizzata da PLAT, piattaforma di intervento sociale, per teorizzare pratiche virtuose di spazi abitativi e cooperativi come succede in Via dei Carracci 63 e per opporsi a dinamiche violente messe in pratica dalle istituzioni.

Emergenza abitativa: una questione sociale, non un problema di ordine pubblico

«L’idea di questa Agorà è nata in risposta a quanto fatto dalla Celere qualche mese fa, quando quattro famiglie con minori sono state sgomberate senza la presenza degli assistenti sociali», ha detto ai nostri microfoni Luca, attivista di PLAT. Emergenza abitativa che è dilagante nella città di Bologna, con gli sfratti che aumentano ogni anno ad un tasso del 200%. Nel 2024 si prevede che gli sfratti saranno almeno 4000.
Una tendenza a cui PLAT vuole opporsi: domani il primo appuntamento aperto a tutte e tutti coloro i quali vogliono collaborare a creare un comitato etico sul diritto all’abitare, ad una discussione che «apra la possibilità a nuove alleanze territoriali, a nuovi spazi di discussione perché di questo abbiamo bisogno in città, non del trattare le questioni sociali come problemi di ordine pubblico», continua Luca.

Un’agorà a cui parteciperà una moltitudine di attori: realtà del terzo settore e dell’associazionismo, giornalisti, movimenti, si trovino per dibattere, confrontarsi e trovare i punti che possono accomunarci tutti e aiutare a frenare la piaga del disagio abitativo che affligge questa città. La grande partecipazione è sintomo di quanto questo problema necessiti di essere discusso, ognuno e ognuna con le proprie forze, le proprie possibilità. Tra gli interventi previsti, infatti, spiccano quelli di Amelia Frascaroli, ex assessora alla Casa del Comune di Bologna, Antonio Mumolo, consigliere regionale del Pd e presidente di Avvocato di Strada, Ilaria Avoni, presidente di Piazza Grande, e il docente dell’Unibo Sandro Mezzadra, insieme a tanti altri.

Il concetto cardine è quello del vedere la crisi abitativa come una tematica di tipo sociale e non una di ordine pubblico: «esperienze sperimentali, come fatto in via dei Carracci 63, tramite cui vengono recuperati immobili abbandonati da decenni, rivitalizzati attraverso un abitare cooperativo, meritano un’attenzione e una gestione diversa, non quella intransigente posta in essere dall’attuale governo», conclude Luca.

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