Oggi, 20 gennaio, è il giorno del secondo giuramento di Donald Trump come presidente degli Stati Uniti d’America. Dopo aver vinto in modo schiacciante le elezioni di novembre contro la rivale Kamala Harris, il tycoon si appresta a diventare il 47° presidente Usa, ma questa volta con più esperienza e determinazione rispetto al primo giro.
Nei giorni che sono trascorsi tra la vittoria alle elezioni e l’inizio effettivo del nuovo mandato, Trump non è stato con le mani in mano: ha nominato una squadra di personaggi discutibili ma fedelissimi per gestire l’Amministrazione e ha fatto dichiarazioni incendiarie, come quelle su Panama e la Groenlandia. Ora però riprende effettivamente in mano le chiavi del potere.
Trump di nuovo presidente degli Usa: la prima valanga di ordini esecutivi
Cosa dobbiamo aspettarci dall’era Trump II? «È difficile dirlo perché Trump non è una persona coerente, tende ad agire a seconda della convenienza e di ciò che gli garantisce consenso», osserva ai nostri microfoni il giornalista Martino Mazzonis.
Tuttavia qualcosa già si può immaginare, perché nel periodo tra la vittoria elettorale e l’insediamento la sua squadra ha già elaborato oltre cento ordini esecutivi, i decreti presidenziali con cui il nuovo inquilino della Casa Bianca adotta immediatamente provvedimenti che ne qualificano il programma.
In particolare Mazzonis racconta che gli ordini esecutivi saranno su tre temi principali: immigrazione, energia e burocrazia federale.
Sull’immigrazione Trump riprenderà il lavoro che aveva lasciato in sospeso nel primo mandato, quello di politiche xenofobe, rafforzamento delle frontiere ed espulsione dei migranti irregolari.
«In più – spiega Mazzonis – cercherà gli strumenti per dichiarare una crisi nazionale che, in modo un po’ artificioso, gli dia poteri ulteriori che altrimenti non avrebbe».
Per ciò che riguarda l’energia, Trump cercherà di rimuovere tutti i paletti posti dal suo predecessore, Joe Biden, ad esempio per l’incentivazione dell’acquisto di auto elettriche.
Infine, sulla burocrazia federale, si cercherà di rompere le tutele per il pubblico impiego in modo da rendere più facile i licenziamenti e le assunzioni di personale, in modo da garantirsi dipendenti pubblici più obbedienti al presidente.
La politica estera, tra “pace” e dazi
In politica estera Trump potrebbe conseguire alcuni risultati, favoriti anche dal recente sviluppo di crisi internazionali. In particolare, si potrebbe arrivare ad una cessazione del conflitto a Gaza, che giusto ieri si è fermato per un cessate in fuoco, ma in una logica prospettica di quelli che erano gli Accordi di Abramo con l’Arabia Saudita.
Anche per l’Ucraina il tycoon ha promesso di fermare la guerra, ma in questo caso bisognerà fare i conti con un altro personaggio abbastanza ondivago: Vladimir Putin.
Le uscite sull’annessione del Canada o la conquista del canale di Panama e della Groenlandia, fatte da Trump pochi giorni fa, probabilmente non avranno seguito, ma per il giornalista potrebbero essere strategie con lo scopo di alzare la tensione per ottenere qualcosa.
Interessante sarà invece vedere come il presidente degli Usa si comporterà nei confronti dell’Europa, suo storico alleato, per ciò che riguarda il settore del commercio.
Dopo aver caratterizzato tutto il suo primo mandato con una vera e propria guerra commerciale con la Cina a suon di dazi, ora Trump promette di farlo anche con l’Europa, tassando le merci estere in entrata negli Stati Uniti.
Sono anche altri i terreni (ad esempio la Nato) in cui Trump mostrerà durezza nei confronti dell’Europa, ma questa posizione, per Mazzonis, non necessariamente gli porterà vantaggio, in particolare per ciò che riguarda la popolarità a livello globale.
Il potere politico e il potere economico: oligarchia vs fanbase
Tra gli elementi più preoccupanti della nuova riscossa di Donald Trump c’è sicuramente una sorta di alleanza che il tycoon ha stretto con alcuni dei miliardari più influenti.
Oltre a Elon Musk, che entrà proprio nell’Amministrazione Trump, nelle settimane scorse abbiamo visto un riavvicinamento di Mark Zuckerberg, patron di Meta, che ha annunciato di modificare alcune regole sui suoi social network che favorirebbero proprio Trump.
Alla corte del neo-presidente, però, troviamo anche Peter Thiel, fondatore di Paypal e sostenitore del tycoon insieme a Musk. Non a caso negli Stati Uniti si definisce questa concentrazione di potere Paypal Mafia.
«Non è detto che gli interessi dei miliardari coincidano con quelli della fanbase di Trump», osserva però Mazzonis. Un motivo di frizione, ad esempio, si è visto nei giorni scontri sul tema dei visti per persone laureate, che ha visto scontrarsi Elon Musk con Steve Bannon, uno dei principali ideologi di Trump.
La politica dei dazi, ad esempio, potrebbe produrre inflazione e danneggiare l’America rurale che ha votato Trump, mentre sarebbe gradita dai miliardari. «Trump potrebbe distrarre sul breve periodo la sua fanbase facendo gesti eclatanti e simbolici ad esempio contro l’immigrazione, in modo che la sua fanbase si esalti e non si accorga che il costo della vita sta aumentando». In ogni caso, questo nuovo assetto che vede la convergenza tra potere politico e potere economico non è privo di contraddizioni.
ASCOLTA L’INTERVISTA A MARTINO MAZZONIS: