Non si è ancora formalmente insediato, ma il nuovo presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump pare essere completamente tornato quello di prima. Se dopo il fallito attentato subito in campagna elettorale il tycoon sembrava avere adottato toni più miti e addirittura aveva promesso di fermare le guerre, i toni che sta utilizzando negli ultimi giorni sono tornati incendiari come e più di prima. E il problema è che Trump non ha alcun problema ad utilizzare il potere che ha per realizzare il più folle dei suoi piani.
I piani di Trump non ancora insediato: riconquistare egemonia con le armi
In un articolo su Contropiano, Dante Barontini parafrasa una dichiarazione di Trump, che ha parlato di inferno a Gaza qualora Hamas non riconsegnasse tutti gli ostaggi rapiti. Ma quell’inferno rischia di divampare in tutto il mondo, sempre stando alle dichiarazioni incendiarie del presidente in pectore statunitense.
«Se il presidente degli Stati Uniti dice qualcosa, comunque sia è un fatto – osserva Barontini ai nostri microfoni – Dal punto di vista pratico credo che ci sia da preoccuparsi seriamente».
Ma quali sono le dichiarazioni di Trump che destano inquietudine? Partendo da Gaza, secondo Barontini il messaggio del tycoon suona come un via libera totale al premier israeliano Netanyahu per fare ciò che vuole. Atteggiamento se non altro più sincero rispetto a quello del predecessore Joe Biden, che parlava di trattative mai giunte a un accordo, lanciava moniti, ma continuava a fornire armi ad Israele.
Sta di fatto che «un inferno peggiore rispetto a quello che stanno vivendo a Gaza è difficile da realizzare», sottolinea l’editorialista di Contropiano.
Dichiarazioni sconcertanti e completamente digiune dall’etichetta diplomatica sono quelle che Trump ha fatto in merito al Canada, di cui vorrebbe l’annessione, alla Groenlandia e al canale di Panama. Per gli ultimi due Trump ha esplicitamente affermato di non escludere l’uso della forza militare per entrare in possesso di quei territori. Un piano imperialista che ha spaventato gli avversari e che, secondo Barontini, rappresenta un messaggio: «Gli Stati Uniti se vogliono risolvono la loro crisi di egemonia e sono disposti a usare la forza per farlo».
C’è poi un ulteriore tema, già al centro delle rivendicazioni di Trump nel primo mandato: le spese per la Nato. Il tycoon ha affermato che gli alleati dovranno portare le spese militari al 5% del loro pil. Significa centinaia di miliardi chiesti ai Paesi europei: un’opzione difficilmente realizzabile nel breve periodo, oltre che sciagurata sotto vari punti di vista.
Secondo Barontini ciò che Trump sta cercando di fare è persuadere l’Europa ad acquistare tecnologia militare americana, perché per come si stanno trasformando le guerre, in particolare sul terreno di sperimentazione dell’Ucraina, attualmente i Paesi europei non producono quel tipo di armamementi.
ASCOLTA L’INTERVISTA A DANTE BARONTINI: