Mancano ancora due mesi all’insediamento ufficiale di Donald Trump alla Casa Bianca, ma già in questi giorni il tycoon ha fatto uscire le prime nomine di chi andrà a ricoprire i “ministeri” del suo governo. E dai profili che emergono fino a questo punto si evince che sarà un’Amministrazione di fedelissimi e personaggi di secondo piano per garantire l’obbedienza al capo e miliardari che metteranno le mani sul funzionamento stesso delle istituzioni, fino a stravolgerle.

Musk e gli altri: le nomine della futura amministrazione degli Usa

Il nome che fa più clamore tra le nomine uscite finora per l’Amministrazione Trump è sicuramente quello del patron di Tesla, Elon Musk, al Dipartimento per l’efficienza governativa. Tronfio per il contributo dato alla vittoria del tycoon, ora Musk passa all’incasso ed è inquietante la motivazione addotta per la scelta del suo nome. Oltre alla retorica antiburocratica tipica del capitalismo repubblicano, è stato evocato un nuovo “piano Manhattan”, cioè il piano segreto degli Stati Uniti per sviluppare la bomba atomica. Accanto a lui il miliardario ex rapper ed ex candidato alle primarie repubblicane Vivek Ramaswamy.
Altri nomi di peso sono Marco Rubio, senatore della Florida, come Segretario di Stato, il primo latino a ricoprire l’incarico, e quello di Kristi Noem, la governatrice del South Dakota passata alle cronache per aver sparato al proprio cane che non obbediva agli ordini.

Al Pentagono Trump metterà Pete Hegset, veterano pluridecorato e conduttore di Fox News, una delle reti televisive che hanno sempre appoggiato il tycoon. Un altro veterano, il deputato Michael Waltz diventerà consigliere per la sicurezza nazionale. Un altro falco, l’ex direttore della National Intelligence John Ratcliff diventerà capo della Cia.
Anche le nomine che riguardano il Medio Oriente e l’Onu riguardano personaggi piuttosto conservatori, che faranno sicuramente bene al premier israeliano Benjamin Netanyahu: il magnate dell’immobiliare Steven C. Witkoff come inviato speciale per il Medio Oriente, l’ex governatore dell’Arkansas Mike Huckabee ambasciatore in Israele e la deputata Elise Stefanik, che accusò le Nazioni Uniti di antisemitismo, come ambasciatrice all’Onu.

Un piano per stravolgere gli assetti dello Stato con fedelissimi e miliardari

«Sono tutti fedelissimi di Trump – sottolinea ai nostri microfoni il giornalista Martino Mazzonis – e, tranne alcuni casi, sono figure minori, che quindi obbediranno al presidente». Una scelta che, secondo il giornalista, risponderebbe ai problemi riscontrati da Trump nel primo mandato, quando alcune figure tradizionali dei repubblicani gli ricordavano che alcune cose non potevano essere fatte perché contro la legge.
«L’impressione è che si voglia forzare su tutto – sottolinea Mazzonis – sia sulle politiche che sulla ristrutturazione degli apparati dello Stato, che è la cosa più preoccupante. L’approccio quindi sembra molto aggressivo».

Un ulteriore elemento di preoccupazione circa questa sorta di “occupazione dello Stato” è rappresentato dai profili delle persone fin qui nominate per la futura amministrazione.
«Chi occupa lo Stato sono, da un parte, un presidente estremista e poco razionale – osserva Mazzonis – e, dall’altro, una banda di miliardari. Quindi avere un re un po’ pazzo e il potere economico che occupano l’apparato dello Stato in quella che, con tutti i difetti, è la prima democrazia del mondo, è una cosa che dovrebbe preoccuparci. Anche per il fatto che pezzi di alcuni governi europei sono affini e condividono molte delle idee anche relative alla modalità di governo. Il tweet di Musk contro i giudici italiani è un segnale di ciò».

ASCOLTA L’INTERVISTA A MARTINO MAZZONIS: