Sono 31.292 i migranti arrivati sulle coste italiane da inizio anno, quattro volte e mezzo in più rispetto al 2021, quando eravamo nel pieno della pandemia, ma assolutamente in linea con i numeri pre-pandemici. Gli attuali flussi, però, rappresentano per il governo Meloni il pretesto per dichiarare lo stato di emergenza, che verrà sostenuto da un primo finanziamento di cinque milioni di euro e avrà la durata di sei mesi.
«È fumo per distrarre l’attenzione dall’incapacità del governo di affrontare questo problema – commenta ai nostri microfoni Filippo Miraglia di Arci – Nel quadriennio 2014-2017 sono arrivate in Italia 600 mila persone e sono state presentate 400 mila domande d’asilo in quattro anni e abbiamo avuto 194mila presenze nel sistema d’accoglienza».

Decreto Cutro e stato di emergenza immigrazione: l’inefficacia delle politiche repressive

Arci fa parte del Tavolo Asilo e Immigrazione, che il prossimo 18 aprile darà vita ad una manifestazione nazionale a Roma contro il cosiddetto Decreto Cutro, che in questo momento si trova in fase di conversione al Senato e sta incontrando ostacoli interni alla maggioranza su alcune delle norme più repressive che contiene.
«Questo decreto non affronta nessuno dei problemi che la strage di Cutro ha posto – sottolinea Miraglia – Non affronta il tema della ricerca e salvataggio, per il quale c’è bisogno di un programma europeo, ma non affronta nemmeno il tema dei canali d’ingresso sicuri, per esempio ricorrendo ai visti umanitari previsti dal Regolamento Visti dell’Ue».

Al contrario, il governo ha voluto trovare dei capri espiatori, come nel caso dei cosiddetti scafisti, che quasi sempre sono migranti che hanno pagato il viaggio e che sono stati costretti a guidare la barca. Ma anche per ciò che riguarda l’abolizione della protezione umanitaria o l’aumento dei tempi di reclusione nei Cpr.
L’approccio scelto dal governo, quindi, è quello di creare l’emergenza immigrazione, un fenomeno che, al contrario, è strutturale. E ciò, per l’esponente di Arci, serve a coprire l’incapacità dello stesso esecutivo.
«La legge 142/2015 obbliga il governo a fare ogni anno la programmazione del sistema di accoglienza – sottolinea Miraglia – ed è previsto il tavolo di coordinamento nazionale, che non viene convocato da tanto tempo».

ASCOLTA L’INTERVISTA A FILIPPO MIRAGLIA: