Nato a Los Angeles nel 1953, comincia la sua carriera all’età di 19 anni come direttore musicale d’un gruppo musicale da cabaret d’avanguardia nel ’72, poi nel ’78 fonda il gruppo rock Oingo Boingo, per il quale scriveva i testi e ne era il produttore oltre che cantante solista, fino al ’95, anno della svolta in cui si rivelò come compositore di colonne sonore, iniziando il suo sodalizio col regista Tim Burton, anch’egli esordiente (chi non ricorda, fra i vari titoli, “Edward Scissorhands”, ovvero “Edward Mani di Forbice”?).

Eh, già, si sta parlando di Danny Elfman, ma quello che ci interessa in questa sede non è tanto la sua produzione legata al grande schermo, quanto quella destinata alla sala da concerto, poichè il brano oggetto della puntata in onda giovedì13 aprile è il concerto per violino ed orchestra in 4 movimenti, “Eleven Eleven” (2017), prima assoluta il 21 giugno 2017, alla Sala Smetana di Praga, composto su commissione congiunta dell’Orchestra Sinfonica Nazionale Ceca, della Stanford Live, della Stanford University e della Royal Scottish National Orchestra.

Il titolo del lavoro si deve alle ossessioni numerologiche del compositore per il numero 11, ma lasciamo che sia lui stesso a parlarcene: “Il titolo “Eleven Eleven”, fu semplice. Poichè ero nella fase finale della stesura della composizione assieme a Sandy (Cameron, la violinista dedicataria del concerto – nota del traduttore), lei era curiosa di vedere come il pezzo era cresciuto enormemente nel corso della realizzazione. Era progredito lentamente per divenire piuttosto ampio, ma non avevo fatto un conteggio complessivo delle battute. Lei riteneva che dovesse superare le 1000 battute e pensò che sarebbe stato eccitante se fosse stato prolungato fino a 1100, poichè sono stato sempre ossessionato dal numero 11. Il mio nome, ELFman, non avrebbe di per sè alcun significato, se non mi fossi accorto nel frattempo che “elf” significa 11 in tedesco. Sapevo da sempre d’avere un antenato che era l’undicesima persona a presenziare ad una cerimonia o servizio richiedente la partecipazione di un minimo di 10 persone (un servitore). il che significava che il mio antenato fosse sempre in ritardo e più o meno inutile. Tutto ciò mi si adattava alla perfezione. E rispondeva ad alcune domande riguardo la mia personalità. Così contammo le battute, e con nostro grande stupore, scoprimmo alla fine che la musica era lunga esattamente 1111 battute. Un caso? Coincidenza? Qualcosa di mistico? Preordinato… chi lo sa? Fine della storia.” (dalle note di copertina del disco in questione).

Lo stile di Elfman è in bilico fra il tardoromanticismo primonovecentesco, ed i ritmi e le armonie della musica del tardo 20° secolo, ma con tratti divertiti ed irriverenti, sull’esempio anche di compositori come Prokofiev e Shostakovich. Nel lavoro in questione emerge pure la propensione a creare atmosfere inquietanti, oniriche e fantastiche, tratto peraltro comune alle sue colonne sonore. Inoltre, non è la prima volta che mi capita di constatare come i musicisti classici ma con trascorsi in generi come il pop, rock e jazz, maturino un senso del timbro strumentale e dell’orchestrazione alquanto peculiare ed originale, con esiti sovente assai notevoli, come nel caso in esame.

La registrazione proposta, in prima assoluta, effettuata nel giugno 2018 al RSNO Centre di Glasgow, ha come solista la dedicataria, Sandy Cameron, al violino, accompagnata dalla Royal Scottish National Orchestra diretta da John Mauceri, uscita in disco (coprodotto anche dallo stesso Elfman) nel medesimo anno per la Sony Classical.

“Un tocco di classico” va in onda ogni giovedì alle ore 24, su Radio Città Fujiko, in streaming ed in fm 103.1 mhz. –

— Gabriele Evangelista —-