Ad oltre dieci giorni dal naufragio a Cutro, che ha provocato 71 vittime accertate, oggi il governo andrà nella cittadina calabrese per svolgere un Consiglio dei ministri (Cdm). Una vicenda che lo stesso governo ha gestito malissimo, tra reticenze, falsità, disumanità e bugie, come quelle proferite in aula dal ministro degli Interni Matteo Piantedosi circa la catena dei soccorsi che non è intervenuta.
La posizione in cui si è messo lo stesso governo è imbarazzante e la strada per uscirne sarà stretta, specialmente se vorrà salvare capra e cavoli, cioè accontentare il proprio elettorato xenofobo da un lato e impedire di assumersi nuovamente la responsabilità di simili tragedie.

Il Cdm a Cutro, la propaganda sugli scafisti per uscire dalla posizione imbarazzante

Per uscire da questo vicolo cieco, il Cdm proverà, come sembra dalle anticipazioni, a utilizzare la propaganda. Da un lato, infatti, pare che annuncerà una stretta sugli scafisti, un pugno di ferro mostrato alla base dell’estrema destra per mostrare intransigenza verso i migranti.
Basta però guardare le sentenze degli ultimi quindici anni nei processi a carico di presunti scafisti, pressoché tutte di assoluzione, per capire che il tema non esiste e la stretta rappresenta solamente un tentativo propagandistico per non perdere la faccia.
Come abbiamo già raccontato, infatti, coloro che vengono individuati come scafisti, cioè trafficanti alla guida dei barconi che trasportano migranti, in realtà altro non sono che passeggeri come gli altri a cui viene imposto di guidare la nave da quei trafficanti che, sazi dei guadagni, restano sulla terra ferma.

Nei giorni scorsi la Repubblica ha pubblicato l’audio di una telefonata che una delle persone arrestate con l’accusa di essere uno scafista ha effettuato. Il migrante chiamava il padre e gli diceva di procedere con il pagamento della seconda rata per i costi del viaggio: una prova evidente che il malcapitato non fa parte di un’organizzazione criminale dedita al traffico di esseri umani, ma di un passeggero come gli altri.
Ciononostante il governo pare intenzionato a brandire il tema degli scafisti per darlo in pasto all’elettorato xenofobo, ma aprendo al contempo all’aumento dei flussi migratori regolari, anche per sopperire alla carenza di manodopera in settori come l’agricoltura, come richiesto dal ministro Francesco Lollobrigida.

A gennaio scorso Altreconomia ha pubblicato un’inchiesta proprio sul tema degli scafisti. “La criminalizzazione dei presunti ‘scafisti’, capro espiatorio dei flussi ‘irregolari’” è il titolo dell’articolo firmato dal giornalista Luca Rondi e basato sullo studio effettuato da Arci Porco Rosso e Borderline Europe. Dallo studio emerge che nel 2021 sono state 264 le persone arrestate in Italia con l’accusa di essere scafisti. «In realtà tante volte si tratta di persone che hanno ricevuto magari uno sconto sul pagamento del viaggio o addirittura persone obbligate a prendere il timone della barca», conferma ai nostri microfoni il giornalista.

«Il punto è che concentrarsi solo sulla figura degli scafisti – osserva Rondi – è un dato politico molto spendibile, perché nessuno solidarizza con un trafficante, una figura che lucra sulle speranze delle persone, ma se andiamo a vedere la realtà dei fatti è una foglia di fico perché vai a colpire l’ultimo anello della catena e non vai a colpire le organizzazioni criminali che operano in Libia o in Turchia. Anche questa politica nasconde la volontà di bloccare il più possibile la mobilità delle persone».
In altre parole, la lotta agli scafisti rientra nella politica più generale – e illusoria – per fermare i flussi.

Non solo: è la stessa chiusura di ogni canale di accesso legale a favorire il traffico di esseri umani. Rondi cita un altro confine, quello tra l’Italia e la Francia. I trafficanti, in quel caso, sono i cosiddetti passeur, persone che in cambio di denaro si offrono di accompagnare i migranti per sentieri impervi di montagna o offrire passaggi in auto. «Se non ci sono canali legali di accesso e soprattutto dove la frontiera è militarizzata – sottolinea Rondi – è ovvio che l’offerta di chi promette con certezza di arrivare all’obiettivo è la strada a cui si affidano le persone».
«Il paradosso è che nel confine controllato per sicurezza – osserva il giornalista citando il confine con la Francia – sia proprio il controllo e la militarizzazione che genera un mercato criminale».

ASCOLTA L’INTERVISTA A LUCA RONDI:

Gli sgarbi alle vittime: il trasferimento delle salme al cimitero di Bologna

«Da parte nostra confermo la disponibilità della città di Bologna ad ospitare le salme, ma ovviamente ogni trasferimento dovrà avvenire solo con il pieno consenso delle famiglie e nel rispetto della dignità dei superstiti, di congiunti e familiari delle vittime». È con queste parole che il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, interviene su quello che appare l’ennesimo degli sgarbi del governo verso le vittime del naufragio.
Nella giornata di ieri, infatti, dal Viminale è stato annunciato il trasferimento delle salme delle vittime nel cimitero islamico di Bologna. Un provvedimento preso senza il consenso dei famigliari e nonostante il Comune di Crotone avesse già stanziato dei fondi per il rimpatrio delle salme, così come richiesto dalle famiglie.

Ieri i superstiti e le famiglie delle vittime avevano protestato contro il trasferimento. Dopo una mediazione con la Prefettura, è stato bloccato il trasferimento.
In mattinata solo 7 delle salme sono arrivate a Bologna, accolte dal Comune insieme ai famigliari delle vittime. A ricostruire quanto accaduto ieri è, ai nostri microfoni Manuelita Scigliano, portavoce della Rete 26 febbraio, formatasi pochi giorni dopo la strage.

ASCOLTA L’INTERVISTA A MANUELITA SCIGLIANO: