In altri tempi non avrebbe fatto notizia, ma per gli assetti che ha assunto la politica italiana nel 2024 sembra abbastanza clamoroso che la segretaria del Pd, Elly Schlein, abbia firmato per il referendum elaborato dalla Cgil per abolire il Jobs Act, la riforma renziana del lavoro.
In realtà Schlein è sempre stata contraria a quel provvedimento del centrosinistra ed era in piazza anche nelle manifestazioni contro l’approvazione ormai una decina di anni fa.

Nel frattempo, però, Schlein è diventata segretaria dello stesso partito che il Jobs Act lo ha ideato e approvato, il Pd appunto. E se il segretario di allora, Matteo Renzi, se ne è andato, la cultura politica che guida i dem non pare completamente depurata dall’ideologia neoliberista che ha portato all’approvazione del Jobs Act stesso, ma ancor prima del Pacchetto Treu e di altri provvedimenti che hanno precarizzato il lavoro in Italia.
Non è passato molto tempo, infatti, che la cosiddetta ala “riformista” del Pd, capeggiata dal presidente Stefano Bonaccini, abbia tirato il freno a mano e preso le distanze. «Non bisogna schiacciare il Pd sulla posizione della Cgil», è il pensiero del presidente uscente della Regione Emilia-Romagna.

Elly Schlein firma contro il Jobs Act, e il Pd?

Come leggere dunque la firma di Schlein al referendum della Cgil? Massimo Alberti, giornalista di Radio Popolare, ai nostri microfoni prova a dare una lettura. Da un lato, la mossa di Schlein sul Jobs Act, assieme alla battaglia ormai spuntata sul salario minimo, hanno la funzione di riportare i temi del lavoro al centro del discorso politico, strappandoli ad altre questioni, come l’immigrazione, che negli anni scorsi hanno egemonizzato le campagne elettorali.
Schlein potrebbe puntare anche a recuperare consenso tra quelle fasce di popolazione che più hanno subìto le conseguenze della riforma del lavoro, vedendo ulteriormente precarizzati i propri contratti, esposti se stessi ai licenziamenti con l’abolizione dell’articolo 18 e messi anche a rischio per le conseguenze che una maggiore ricattabilità ha sulla sicurezza sul lavoro.

Il punto della questione, però, è se la firma – ad oggi individuale – di Schlein per l’abolizione del Jobs Act potrà trasformarsi nella posizione dell’intero partito. Riuscirà la segretaria a traghettare il Pd nell’abiura della sua stessa legge in epoca renziana?
Al momento sembrerebbe di no, ma la politica ci ha riservato diverse sorprese nell’ultimo decennio.
In ogni caso, prima di vedere proclamato un referendum in materia occorrerà aspettare ancora mesi, se non anni. «Vista l’importanza e la delicatezza del tema, stiamo a vedere», conclude Alberti.

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