Maggio deve essere un mese particolare per l’ex vivaio Gabrielli di via della Certosa a Bologna, a fianco del cimitero monumentale cittadino. È infatti in questo mese primaverile che, per il terzo anno consecutivo, fa parlare di sé. Ma se nei due anni precedenti se ne è discusso perché fu occupato da un collettivo transfemmista dopo anni di abbandono, oggi se ne parla per un progetto urbanistico che dovrebbe portare alla realizzazione di un immobile di cinque piani, più uno interrato per i parcheggi. Progetto che l’associazione Viviamo Bologna definisce “ecomostro”.

Un palazzo al posto dell’ex vivaio che era stato occupato dal collettivo transfemminista

Dell’ex vivaio Gabrielli si è cominciato a parlare nell’aprile 2023, quando appunto un collettivo trasfemminista lo occupò dopo anni di abbandono. Nacque così la Vivaia, uno spazio sociale che si riempì di attività in una zona della città piuttosto desolata, ma che dopo poco dovette fronteggiare la minaccia di sgombero. Per scongiurarlo si formò anche un comitato di residenti, che si offrì di mediare con l’Amministrazione comunale e con la proprietà di un privato.
Non ci fu nulla da fare: il 30 maggio 2023 si presentarono le camionette delle forze dell’ordine per eseguire lo sgombero.
Per un anno l’ex vivaio tornò nell’abbandono, ma il 3 maggio del 2024 le ex occupanti provarono a far rifiorire la Vivaia. In questo caso l’occupazione durò meno della volta precedente, il tempo di un weekend. Il 6 maggio, infatti, la celere tornò per sgomberare.

In occasione della prima occupazione era effettivamente cominciata una trattativa tra Vivaia, Amministrazione comunale e proprietà. In particolare, una delle ipotesi sul tavolo era che il Comune di Bologna accelerasse le pratiche per l’acquisizione dello spazio, già in programma per progetti urbanistici che insistevano sull’area, e che concedesse l’uso temporaneo per dieci mesi del giardino e dell’immobile.
«Quello è uno spazio verde – disse allora il sindaco Matteo Lepore – che nell’accordo che stiamo discutendo con la proprietà deve diventare uno spazio per la cittadinanza, uno spazio verde per usi civici».

L’attuale progetto, approvato dalla giunta lo scorso 8 aprile, prevede una perequazione edilizia stipulata con la società Edilbo, già prevista da due anni. È nel dettaglio che l’associazione Viviamo Bologna, che già si batte per il recupero del centro sportivo Cierrebi, contesta il progetto, definendolo appunto “ecomostro”. L’ex vivaio verrà trasformato in una palazzina di cinque piani, più un piano interrato per i garage, per un totale di ventiquattro appartamenti. In cambio, l’impresa edilizia realizzerà un parco pubblico e un parcheggio. Secondo il presidente del Quartiere Porto-Saragozza Lorenzo Cipriani non si tratta di una speculazione edilizia, ma di un progetto che riqualificherà l’area, soggetta a “degrado” per la presenza di senza dimora o tossicodipendenti. Il Comune, inoltre, diventerà proprietario della palazzina esistente che, sempre secondo Cipriani, potrà essere assegnato per usi pubblici. Su quest’ultimo aspetto le incognite sono grandi, visto lo stato di inagibilità in cui versa l’immobile.

Ciò che Viviamo Bologna contesta, però, è che su quell’area insistono vincoli cimiteriali che prevedono una inedificabilità assoluta e che possono essere realizzate solo opere pubbliche o di pubblica utilità. Cipriani, però, risponde che l’edificabilità su quella zona è prevista dal 2017 e che il Quartiere ha dato il suo parere nel 2009.
«Possono discutere tutti gli accordi che vogliono, ma la legge parla chiaro – afferma ai nostri microfoni Andrea Albicini di Viviamo Bologna – Se domani trovassero un accordo per costruire in piazza Maggiore non potrebbero comunque farlo, perché la legge lo vieta. Altrimenti perché è stato bocciato il progetto per un supermercato al posto del Cierrebi? Anche là insistono i vincoli cimiteriali».

Anche l’assessore comunale all’Urbanistica Raffaele Laudani rifiuta la definizione di “ecomostro” per il progetto che insiste sull’ex vivaio. In un’intervista a la Repubblica Bologna sostiene che l’Amministrazione ha ereditato il progetto dal passato e che non ci sarà consumo di suolo. In realtà del suolo, anche se forse modesto, verrà consumato, perché le piante di un vivaio non crescono sul cemento e non tutte crescono in vaso. In quello in via della Certosa, in particolare, c’è un’estesa area verde, che in parte verrà occupata dalla nuova palazzina e in parte diventerà un parco pubblico. «Sistemeranno un po’ e toglieranno le sterpaglie, ma non si deve pensare a chissà quale parco. È un giardinetto», sottolinea Albicini.

ASCOLTA L’INTERVISTA AD ANDREA ALBICINI: