Ha superato in pochi giorni le 600 firme la petizione di un gruppo informale di cittadini residenti nei pressi della Vivaia Tfq, la nuova occupazione transfemminista nata la vigilia di Pasqua in via della Certosa. I residenti della zona apprezzano la riapertura di un luogo chiuso da tempo e chiedono che lo spazio non venga sgomberato, proponendosi come mediatori con la proprietà e il Comune.
«È una mediazione in un certo senso non rischiesta – spiega ai nostri microfoni Mirko del comitato – La nostra iniziativa è parallela, ma separata dall’esperienza della Vivaia, nel senso che noi siamo un comitato spontaneo esterno».

Oltre 600 firme per dire no allo sgombero della Vivaia

«Il Comitato residenti del quartiere Porto Saragozza in difesa della Vivaia Tfq dice no allo sgombero – si legge nel testo della petizione – Chiediamo alla proprietà e al Comune di Bologna un dialogo sul futuro dello spazio includendo i residenti sulle scelte che riguardano la destinazione d’uso dell’ex vivaio Gabrielli».
I residenti affermano di aver iniziato a frequentare lo spazio una volta aperto dalle occupazioni e di apprezzare le iniziative realizzate da Vivaia, in particolare per ciò che riguarda il livello culturale e sociale.
«Questa occupazione ha messo in luce la presenza di uno spazio verde non vissuto dalla comunità perché abbandonato – si legge ancora nel testo – La presenza del collettivo della Vivaia Tfq valorizza e dona un orizzonte di possibilità, a questo spazio, diverso dalla cementificazione».

Ai nostri microfoni, infatti, Mirko esprime i timori che sull’ex vivaio possa colare il cemento, o perché coinvolto nel progetto che riguarda lo stadio o perché possa essere cambiata la destinazione d’uso e venga autorizzata la costruzione, anche se coi vincoli imposti a luoghi che si trovano nei pressi della Certosa.
Di qui l’idea di lanciare una petizione per essere coinvolti da proprietà e Comune, in qualità di residenti della zona, nelle decisioni a proposito di quegli spazi.

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