Era stato uno stato uno strumento metropolitano, il Piano del Traffico approvato nel 2019, a favorire l’esplosione delle domande per la realizzazione di nuovi poli logistici nel territorio bolognese. In particolare, lo strumento urbanistico dava il via libera alla realizzazione di nuovi insediamenti in prossimità delle uscite autostradali.
Ora, appena usciti gli ultimi dati di Ispra sul consumo di suolo che vedono l’Emilia-Romagna terza in Italia con 658 ettari cementificati nel 2021, è la stessa Città Metropolitana a ripensarci, approvando un accordo che blocca i poli logistici non ancora autorizzati.

Poli logistici, lo stop ai nuovi progetti della Città Metropolitana

La giunta e il consiglio metropolitano di Bologna mercoledì scorso ha approvato un accordo territoriale che prevede lo stop a nuovi insediamenti logistici non ancora autorizzati allo scopo di contenere il consumo di suolo e favorire una crescita sostenibile.
L’approvazione dell’accordo si basa anche su un’analisi compiuta nel territorio metropolitano di Bologna, secondo cui dal 2018 sono stati consumati per la sola logistica ben 66 ettari all’anno di nuovo suolo agricolo, la metà di quanto la legge regionale concede per il consumo di suolo fino al 2050.
«Questo accordo pone freno in particolare alla logistica perché è uno dei settori produttivi che consuma più suolo in assoluto – osserva ai nostri microfoni Simona Larghetti, consigliera delegata della Città Metropolitana – e che porta anche un lavoro dequalificato, dove i diritti dei lavoratori spesso non sono garantiti».

L’accordo siglato, quindi, prevede lo stop a tutti i progetti ancora non approvati, come il contestatissimo polo logistico di Altedo di Malalbergo. Al contrario, altri insediamenti al centro delle proteste ambientaliste, come quello all’ex Beghelli in Valsamoggia o quello di San Pietro in Casale, proseguiranno il proprio iter perché già approvati.
Secondo il calcolo della Città Metropolitana, il rallentamento imposto dal provvedimento metterà così a disposizione 250 ettari per 30 anni, fino al 2050, da consumare parsimoniosamente per il tessuto produttivo. «Oltre al non aumentare il numero di ettari per nuova logistica – si legge ancora – l’accordo produce con effetto immediato per una riduzione di circa 60 ettari, che tornano alla loro originaria funzione agricola».

Per rispondere alla domanda della logistica, però, la Città Metropolitana punta a rafforzare il principale hub della provincia, l’Interporto.
Sempre nell’accordo, infatti, sono previste altre misure, come il potenziamento del terminal ferroviario dello stesso Interporto, con l’allungamento dei binari, una totale riorganizzazione dell’accesso sud fino al casello autostradale Bologna Interporto e la realizzazione di un nuovo accesso nord solo per trasporto pubblico e mezzi leggeri.
L’accordo è il risultato di un percorso non scontato, perché riguarda esigenze diverse che ci sono nei 55 Comuni della provincia bolognese. «La Città Metropolitana è l’unico ente che deve fare da raccordo tra le singole unità territoriali – osserva Larghetti – per non lasciare soli amministratori e amministratrici». Per la consigliera, inoltre, è fondamentale preservare i terreni agricoli fertili, come ci suggeriscono gli effetti dei cambiamenti climatici che stiamo vivendo.

ASCOLTA L’INTERVISTA A SIMONA LARGHETTI:

La reazione degli ambientalisti: «Era quello che volevamo un anno fa, si estenda a tutta la regione»

Il tema del consumo di consumo di suolo è uno di quelli al centro delle quattro proposte di legge di iniziativa popolare presentate nella nostra regione dalla Rete Emergenza Climatica e Ambientale Emilia-Romagna e Legambiente. Ai nostri microfoni Gabriele Bollini, docente di Ingegneria per la sostenibilità dell’ambiente all’Unimore e relatore della proposta, commenta l’atto metropolitano: «Finalmente, l’accordo contiene esattamente le cose che dicevamo un anno fa e che ci hanno visto scontrare con l’allora consigliere delegato Marco Monesi». In particolare, per Bollini è significativo il cambio di approccio e il ripensamento che la Città Metropolitana ha avuto con il cambio di amministrazione politica.

Positivo, per l’ecologista, anche l’osservatorio metropolitano sul consumo di suolo, che verrebbe adottato proprio per tenere sotto controllo la cementificazione nel territorio bolognese.
Il relatore della proposta di legge di iniziativa popolare contro il consumo di suolo, però, lancia la palla in avanti: «Visto che questo accordo ha ottenuto anche l’approvazione della Regione – sottolinea Bollini – a questo punto si estenda l’accordo a tutto il territorio regionale, perché ad esempio nel piacentino va molto peggio che a Bologna».
Un’altra richiesta è quella di passare per gli strumenti urbanistici adeguati, modificando i Pug (Piani urbanistici generali) dei Comuni.

ASCOLTA L’INTERVISTA A GABRIELE BOLLINI: