L’ Unione Sindacale di Base (USB) presidia le sedi del PD sul territorio nazionale, per richiamare l’attenzione sull’iniquità del Jobs Act, considerato in continuità con le politiche di Monti e Fornero
Ancora aiuti alle imprese in materia di deregolamentazione del lavoro. Una proposta che fa storcere il naso ai sindacati di base che rifiutano la linea politica renziana, che già aveva fatto aperture sulla riscrittura dell’articolo 18. Il Jobs Act sorprendentemente prosegue le scelte programmatiche già volute da Monti e Fornero, ossia rendere più semplice il licenziamento e il risparmio sul costo del lavoro, facendo pagare lo scotto ai lavoratori. I risultati sono deducibili dalle cifre: la disoccupazione è salita al 12.7%, pari al 1977, mentre quella giovanile tocca il record di 41.6%. Queste le valutazioni dell‘USB
Le soluzioni del sindacato, che auspicano un dialogo, sono ben diverse: volgere l’economia in servizi al cittadino, rafforzare l’intervento pubblico e non obbedire ciecamente ai diktat europei e del Fondo Monetario Internazionale affinchè si possa redistribuire la ricchezza attingendo dove questa è più concentrata. Per questo motivo il sindacato di base, ha dato vita questa mattina, a un presidio davanti alla sede del Partito Democratico di Via Rivani.
Lo scontento dei sindacati è causato dal disinteresse del PD a temi come il salario minimo (il 15% degli impiegati in Italia è considerato “working poor”, lavoratore sottopagato), la riduzione dell’orario di lavoro che mina le possibilità di lavoro giovanile per studenti e specializzandi e, infine, il reddito garantito in diverse fasce occupazionali. L’USB rilancia, dunque, su salario, diritti e dignità.
Lorenzo Elia Bedussi