L’ultimo caso giunto alle cronache bolognesi riguarda un proprietario che ha evaso il fisco per quasi due milioni di euro grazie all’affitto di appartamenti sia a scopo residenziale che turistico. In molti casi, oltre alle tasse relative alla rendita, veniva elusa anche la tassa di soggiorno omettendo di registrare gli ospiti.
Da quando si sono intensificate le operazioni della Guardia di Finanza, anche grazie alla collaborazione con l’assessorato alla Casa del Comune di Bologna, guidato dalla vicesindaca Emily Clancy, sono diversi i casi di evasione fiscale molto cospicua emersi in città.

Casa, a Bologna l’evasione delle tasse sugli affitti ammonta a milioni di euro

A colpire, nei casi finiti sulle pagine dei giornali, sono proprio le cifre evase. Si parla di centinaia di migliaia di euro ogni volta. Indirettamente questo dato conferma un elemento già noto nelle dinamiche immobiliari bolognesi e non solo, quello dei multiproprietari.
Nelle indagini svolte, infatti, le evasioni riguardano persone o società che gestiscono e possiedono numerosi appartamenti, spesso destinati alla locazione turistica. Non è quindi, il singolo cittadino, che magari tenta di arrotondare lo stipendio affittando la casa dei nonni defunti, a determinare gli squilibri più volte emersi nel mercato cittadino.

Nel gennaio scorso le stesse Fiamme Gialle avevano stimato in 4 milioni di euro l’evasione fiscale legata alle locazioni su Bologna. Una cifra che, alla luce delle operazioni svolte da quel momento, appare molto sottostimata.
Eppure la tassazione relativa all’affitto di case, in particolare per gli affitti turistici, è piuttosto contenuta. La cedolare secca, la famosa “tassa piatta” sugli affitti brevi, è stata recentemente alzata al 26% per chi affitta più di due appartamenti, mentre rimane al 21% sotto quella soglia. Poca cosa se si pensa che l’Irpef per il lavoro dipendente si attesta al 23%. In altre parole, la rendita è tassata meno o quanto il lavoro.

Nonostante le condizioni fiscali favorevoli, però, a Bologna c’è chi sceglie di “massimizzare i profitti” sottraendo risorse al fisco.
Non solo, Fabio D’Alfonso di Pensare Urbano mette in guardia anche su una seconda forma di evasione, quella delle piattaforme per gli affitti brevi. «Hanno le loro sedi in paradisi fiscali – spiega – come Airbnb che ha la propria sede in Delaware, mentre le sue transazioni sul piano europeo sono tassate in Irlanda, con una tassa sugli utili societari al 12,5%».
La sottrazione di queste risorse colpisce la collettività, perché sono le istituzioni pubbliche a poter contare su meno introiti e quindi non avere spesso risorse adeguate per le politiche, anche quelle sulla casa.

Pensare urbano, insieme agli assessori Laudani e Clancy, sta cercando di capire quanti sono gli Airbnb presenti in città. La piattaforma, infatti, non rilascia i propri dati e l’unica mappatura possibile avviene attraverso algoritmi, che però non forniscono cifre esatte.
«Tramite una nostra osservazione, nel regolamento edilizio del Comune di Bologna è stata inserita una sottocategoria dell’uso residenziale per inquadrare anche a livello urbanistico quelli che sono gli usi ricettivi degli appartamenti residenziali – spiega D’Alfonso – cioè per capire ciò che residenziale in fondo non è, perché è attività turistica. È questo il primo passo per introdurre anche delle sanzioni per chi non dichiara l’uso turistico del proprio appartamento».

ASCOLTA L’INTERVISTA A FABIO D’ALFONSO: