A distanza di 43 anni da un’assurda tragedia mai del tutto chiarita, con inquirenti che continuano ad indagare e professionisti del complotto che arricchiscono di fantasiose tesi i fatti di quei giorni, la strage di Bologna rimane uno dei momenti più bui nella storia recente d’Italia. Il 2 agosto 1980, la stazione ferroviaria di Bologna fu teatro di un’esplosione devastante che uccise 85 persone e ne ferì oltre 200. Una ferita ancora aperta che continua a riecheggiare nel cuore dei famigliari e nell’orgoglio di una città ferita, un simbolo della violenza politica che ha segnato gli anni ’70 e ’80 in Italia.

Una storia ancora da appurare

Le indagini sull’attentato hanno portato a molti arresti e condanne, ma il dibattito su chi fosse realmente dietro l’attacco e su quali fossero le vere motivazioni non si è mai placato. Diverse teorie sono state proposte nel corso degli anni.

Ad oggi, sono stati condannati in via definitiva come esecutori materiali i terroristi neri dei NAR Giusva Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, e per attività di depistaggio il capo della loggia P2 Licio Gelli, gli ufficiali dei servizi segreti Pietro Musumeci (P2) e Francesco Belmonte e il faccendiere Francesco Pazienza. In primo grado è stato condannato anche Gilberto Cavallini per strage, il processo ora è in fase di Appello, e nel cosiddetto processo ai mandanti sono stati condannati, sempre in primo grado, Paolo Bellini, l’ex capitano dei carabinieri Piergiorgio Segatel, e Domenico Catracchia, ex amministratore di condomini in via Gradoli a Roma, accusato di false informazioni al pm al fine di sviare le indagini.

Per le famiglie delle vittime, ogni nuovo dettaglio o teoria che emerge alimenta e amplifica un dolore che non ha mai trovato pace. La loro richiesta è sempre stata la stessa: verità e giustizia. E mentre alcuni responsabili sono stati identificati e puniti, molti credono che ci siano ancora pezzi mancanti nel puzzle.

Bolognesi e Emiliani non dimenticano

Bolognesi e Emiliani non hanno mai dimenticato quel giorno, a Bologna ogni anno, il 2 agosto, si svolge una cerimonia in memoria delle vittime. Un momento di riflessione e di ricordo per un popolo che ha dimostrato una straordinaria resilienza di fronte alla tragedia.

Sono molti gli scrittori e artisti che si sono inchinati per porgere omaggio alle vittime di questa strage insensata e ingiusta, che ha travolto innumerevoli famiglie e ucciso solo degli innocenti.

Nel film del 2015 “La linea gialla” diretto da Francesco Conversano e Nenè Grignaffini, il celebre cantautore Francesco Guccini appare in un breve cameo nel ruolo di un salumiere. In una scena toccante, Guccini pronuncia queste parole con una dolcezza disarmante: “A Bologna ad agosto, bisogna starle vicino; non si può mica lasciarla da sola…“, la sua espressione trasmette una profonda empatia, quasi come se Bologna stessa fosse una giovane e vulnerabile, cui è stata sottratta inesorabilmente la vita, senza alcuna giustificazione chiara, da parte di quei “grandi” che sembrano capaci di perpetuare assurdità senza motivo apparente.

Molte canzoni hanno fatto riferimento a quel giorno, come ad esempio Linea 30 degli Stato Sociale, Bebo in questo brano non canta, ma narra una storia tramandata da suo padre, l’autista del bus denominato linea 30 che quella mattina maledetta era di turno. Lo scopo, racconterà lo stesso Bebo, è stato quello di condividere con le nuove generazioni una delle pagine più controversie d’Italia.

Tanti i libri che parlano di questo giorno infausto, o che gli porgono omaggio. Uno degli ultimi in ordine temporale è quello scritto dall’emiliano Pierluigi Panciroli: “VITE ASCOLTATE, Confessioni all’Isola d’Elba” (Corsiero editore). VITE ASCOLTATE narra in chiave romanzata storie di vita reale, un’opera in cui l’empatia che l’autore è capace di instaurare con i personaggi, fa da filo conduttore per esplorare le profonde emozioni e i dilemmi umani, regalando al lettore un’esperienza coinvolgente e autentica. Nel capitolo 19 è protagonista la storia di Mariella, la madre e il fratello sono morti quel giorno, per anni ha vissuto con il rimorso. Infatti a prendere la zia che arrivava in treno avrebbero dovuto andare Lei e il padre, invece le circostanza hanno guidato alla stazione, incontro alla morte, il fratello e la madre. Con semplicità, il testo colpisce allo stomaco, come un pugno di emozioni che si fa strada nel cuore del lettore, scuotendo e toccando le corde più profonde dell’animo: “La rabbia è che la violenza bestiale colpì alla cieca e cancellò a casaccio vite, sogni e speranze di persone innocenti che erano lì in quel luogo per andare in vacanza, per tornare a casa dai famigliari

Una memoria da preservare

Nel clima politico attuale, dove la polarizzazione e la disinformazione sembrano essere all’ordine del giorno, la strage di Bologna serve anche come monito. Un ricordo di quanto possa essere devastante la violenza generata dall’estremismo e dalle divisioni. E mentre gli anni passano e nuove generazioni crescono, la speranza è che la memoria di quella tragedia possa aiutare a prevenire future follie e a costruire un futuro di pace e comprensione.