Ufficialmente la ragione è una «eccedenza di vaccini aggiornati disponibili», ma a molti suona come una scusa, dal momento che recentemente, per la prima volta e grazie a un iter giudiziario, l’azienda ha ammesso che il suo vaccino anti Covid può causare trombosi come raro effetto collaterale.
Quale che sia la reale ragione, AstraZeneca ha annunciato che è iniziato il ritiro mondiale del suo vaccino contro il Covid-19 e procederà al ritiro delle autorizzazioni all’immissione in commercio del Vaxzevria in Europa.

AstraZeneca ritira il vaccino anti-Covid dopo l’ammissione degli effetti collaterali

È il medico e attivista Vittorio Agnoletto a mettere in fila, ai nostri microfoni, le tappe che hanno preceduto la notizia di oggi. Già a febbraio, nel corso di un procedimento giudiziario nel Regno Unito, AstraZeneca ha ammesso che le trombosi sono uno dei possibili effetti collaterali rari del suo vaccino. Secondo i media britannici l’ammissione potrebbe aprire la strada a risarcimenti multimilionari.
La stessa AstraZeneca, però, ha chiesto all’Ema, l’Agenzia europea per i medicinali, di ritirare l’autorizzazione alla commercializzazione del vaccino. «Significa che AstraZeneca sta lavorando per uscire di scena da questa vicenda – osserva Agnoletto – e questa scelta la potrebbe dispensare dal fornire una relazione sugli effetti collaterali nel tempo del vaccino stesso».

La notizia fa clamore anche in Italia, anche per l’inchiesta in corso per la morte della studentessa 18enne di Sestri Levante, Camilla Canepa, morta nel giugno 2021 all’ospedale San Martino di Genova dopo essere stata vaccinata con AstraZeneca durante un open day. Sono cinque gli indagati, all’epoca in servizio al pronto soccorso di Lavagna, dove la giovane si era recata accusando malori. A quattro di loro è contestato il reato di omicidio colposo, in particolare per non aver sottoposto la ragazza a tutti gli accertamenti previsti dal protocollo della Regione Liguria per il trattamento della sindrome Vitt, ovvero una forma di trombosi che aveva colpito la ragazza dopo la somministrazione del vaccino.

Un problema che non riguarda solo AstraZeneca: serve un monitoraggio pubblico

La questione, per Agnoletto, è più vasta della vicenda specifica di AstraZeneca, «anche perché continuano forti e diffuse reticenze da parte anche delle altre grandi multinazionali, come Pfizer e Moderna».
Per comprendere il problema occorre tornare all’epoca della pandemia, quando proprio per la portata globale del virus si adottò un “fast track”, cioè un percorso molto veloce per l’approvazione dei vaccini, che solitamente invece ha percorsi più lunghi.
Una scelta che avrebbe necessitato del supporto di un controllo pubblico, diverso da quello dei produttori, sugli effetti collaterali dei vaccini. Ciò non avviene e il monitoraggio è affidato alle stesse società produttrici, mentre per la segnalazione degli affetti avversi sta ai singoli cittadini, attraverso un percorso anche piuttosto complesso.

«È per questo che c’è una forte sottostima degli effetti collaterali», osserva Agnoletto. Non è un caso, ad esempio, che la sorveglianza effettuata da alcuni enti negli Stati Uniti dà dati molto superiori a quelli rilevati in Italia e in Europa.
Rinunciando alla licenza per la commercializzazione del vaccino anti-Covid, ora AstraZeneca si sottrae anche a quel tipo di monitoraggio.
È per questo che Agnoletto appoggia in pieno la proposta di Silvio Garattini di istituire presso la stessa Aifa (l’Agenzia Italiana del Farmaco) una commissione pubblica indipendente che abbia il compito di monitorare gli effetti collaterali nel tempo.

«Conoscere gli effetti collaterali è importante – spiega Agnoletto – perché solo conoscendo i rischi si può fare un confronto tra benefici attesi e possibili rischi per le diverse fasce di popolazione. Questo permette di valutare se è bene utilizzare un vaccino perché anche in presenza di rischi la bilancia pesa a favore dei benefici e dove invece l’equilibrio tra rischi e benefici consiglia di non utilizzare quel vaccino. Ma per fare queste valutazioni occorre avere i dati».

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