È cominciato questa mattina alle 8.00, accompagnato con un presidio davanti alla sede di viale Berti Pichat a Bologna, lo sciopero nazionale dei lavoratori di Hera. Il primo sciopero nazionale che riguarda la multiutility dei servizi ambientali, che per la prima volta coinvolge anche lavoratrici e lavoratori in appalto e dell’indotto.
Al centro della protesta la denuncia da parte sindacale di una sorta di “deriva finanziaria” di Hera, che pare più attenta ai dividendi degli azionisti penalizzando però le condizioni di lavoratrici e lavoratori.

Lavoratrici e lavoratori di Hera in sciopero contro la “deriva finanziaria”

Lo sciopero arriva dopo diversi incontri tra i sindacati e la proprietà della multiutility, ma anche dopo il coinvolgimento dei sindaci e dei soci pubblici di Hera, a cui i sindacati hanno chiesto di prendere parola per salvaguardare la mission e le finalità per le quali l’azienda è nata.
Già le quote pubbliche nella compagine societaria sono scese sotto il 50% e il rischio è quello che la governance perda la vocazione all’ascolto e all’erogazione di servizi di qualità per i territori e si concentri, invece, sui profitti e sulla remunerazione del capitale.

A testimoniare questa deriva, secondo Fabio De Santis della Fp-Cgil dell’Emilia-Romagna, sono i numerosissimi appalti e subappalti che riguardano ogni ramo dell’azienda e che hanno portato a una riduzione drastica dei lavoratori diretti di Hera.
«Chiediamo la reinternalizzazione dei lavoratori», sottolinea il sindacalista, che denuncia come il processo di esternalizzazione abbia portato anche a criticità, come inquadramenti contrattuali non corretti. In generale sono anche le condizioni di lavoro ad essere peggiorate, come il mancato rispetto dei tempi di riposo tra un turno e l’altro o l’eccessivo ricorso alla reperibilità.

I sindacati fanno sapere fin da subito che, dopo lo stop agli straordinari sancito in aprile, qualora l’azienda non dovesse convocare nuovamente i sindacati ad un tavolo di trattative, la mobilitazione andrà avanti con nuove agitazioni.

ASCOLTA L’INTERVISTA A FABIO DE SANTIS: