Anche il romanzo originario di Italo Calvino aveva a che fare la natura, ma l’iniziativa organizzata da Bologna for Climate Justice ne reinterpreta il titolo in chiave molto attuale. Si tratta del trekking “Il Ravone Rampante“, che si svolgerà il 15 dicembre lungo il percorso del torrente Ravone, nefasto protagonista delle alluvioni che hanno colpito Bologna nell’ultimo anno e mezzo.
L’associazione ecologista ha organizzato una camminata con esperti e residenti per «conoscere, capire, immaginare. Perché il presente di fango e melma che abbiamo vissuto non deve diventare il nostro futuro, e perché ridefinire la dimensione idraulica urbana significa ripensare la città, i suoi spazi sociali e naturali, la qualità delle nostre vite».

Il Ravone rampante, a piedi lungo il percorso del torrente che ha prodotto danni

A Bologna, nella notte tra il 19 e il 20 ottobre scorsi, il torrente Ravone ha rotto in più punti la tombatura nel quale è stato confinato alcuni decenni fa, e acqua e fango hanno invaso case, garage e cantine. Una scena simile era capitata poco più di un anno prima, nell’ormai celebre alluvione della Romagna del maggio 2023, quando lo stesso corso d’acqua aveva allagato via Saffi facendo esplodere il pavimento di un negozio.
«L’iniziativa nasce dopo che per l’ennesima volta scout, attivisti di Plat, giovani ecologisti e altre persone hanno spalato fango in quella zona della città – racconta ai nostri microfoni Marco Palma di Bologna for Climate Justice – In particolare dopo la festa di strada in via Andrea Costa dello scorso novembre è nata l’idea del trekking per capire meglio cosa sta accadendo».

Il trekking che si svolgerà domenica 15 dicembre è pensato per tutte e tutti. Sono infatti quattro i diversi percorsi escursionistici a cui ci si può iscrivere, con lunghezze e tempi diversi a seconda delle capacità individuali.
«Per decenni, ci siamo dimenticate/i dell’esistenza di quel torrente – sottolinea Bologna for Climate Justice – che nasce nei colli bolognesi e, all’ingresso in città, si nasconde sotto strade ed edifici. Eppure, nella nuova era climatica nella quale siamo entrate/i, il Ravone invade case e garage, cantine e strade».

Consumo di suolo, la Regione nega l’evidenza e difende la sua legge urbanistica

L’associazione ecologista cita esplicitamente anche il tema del consumo di suolo, che in settimana, in seguito alla presentazione del nuovo report di Ispra, ha visto l’Emilia-Romagna collocarsi nuovamente ai primi posti a livello nazionale come uno dei territori più cementificati anche nel 2023, anno dell’alluvione della Romagna.
Palma sottolinea i due elementi che si rivelano nefasti per il nostro territorio: «da un lato gli effetti del riscaldamento globale, con quantità enormi di piogge in poche ore, dall’altro un territorio cementificato nel corso dei decenni che non è preparato per fronteggiare la situazione».

Eppure la Regione Emilia-Romagna continua a contestare i dati di Ispra e continua a difendere la propria legge urbanistica, la 24/2017, accusata da più parti di non aver assolutamente fermato il consumo di suolo, obiettivo con cui era stata presentata. Per la giunta uscente quel provvedimento «ha garantito il taglio definitivo di 21.100 ettari di consumo di suolo sui 26.666 previsti nei piani regolatori generali e nei piani strutturali comunali».
Un’apologia che non trova d’accordo gli ecologisti. Legambiente, ad esempio, ha sottolineato che «la legge 24/2017 sta dimostrando la sua totale inefficacia» ed ha invitato la nuova giunta regionale a impegnarsi per una revisione del testo, «partendo dall’adozione della proposta di legge di iniziativa popolare che abbiamo presentato ormai quasi due anni fa».

«La Regione continua a difendere la legge urbanistica e continua a voler costruire nuove grandi infrastrutture di cemento e asfalto – sottolinea Palma – È sorprendente che dopo tutti gli avvenimenti degli ultimi anni, ancora con testardaggine si voglia continuare a costruire e infrastrutturare il territorio senza domandarsi quali sono oggi le vere priorità».
Per Bologna for Climate Justice non è possibile che a distanza di pochi mesi migliaia di persone perdano tutto, la casa, i propri beni e i propri ricordi e individua in questo il tema da porre al centro anche e soprattutto per il futuro della nostra regione.

ASCOLTA L’INTERVISTA A MARCO PALMA: