Sabato scorso, di fronte alle prime critiche in seguito alle alluvioni, la Regione Emilia-Romagna attraverso i suoi canali ufficiali ha tentato di difendersi dall’accusa di aver favorito la cementificazione e il consumo di suolo, fattori che limitano l’assorbimento delle precipitazioni nei terreni e amplificano gli impatti, quindi i danni, che le piogge possono provocare.
«La Regione Emilia-Romagna ha detto stop al consumo di suolo con la legge urbanistica regionale del 2017 – si legge nel tentativo di difesa di viale Aldo Moro – Una legge che funziona perché ha già evitato nuovi insediamenti per oltre 11 mila ettari, con la possibilità concreta di ‘salvare’ l’85% del territorio inserito nella precedente programmazione».

Emilia-Romagna
Il post della Regione Emilia-Romagna

Consumo di suolo ecco i trucchi della legge urbanistica regionale dell’Emilia-Romagna

Eppure le statistiche e i report di Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) collocano l’Emilia-Romagna ai primi posti nelle classifiche nazionali per consumo di suolo, addirittura con un primato per ciò che riguarda la cementificazioni in aree alluvionali. In particolare, al 2021 la regione ha 200.320 ettari cementificati, pari all’8,9% del proprio territorio e il consumo di suolo è continuato anche dopo l’approvazione della legge nel 2017.
Fin dalla sua approvazione, la legge regionale 24/2017 ha sollevato le critiche di urbanisti ed ecologisti proprio per i meccanismi del suo funzionamento che divergevano profondamente dal “consumo di suolo zero” con la quale era stata presentata.

Proprio perché, nonostante l’entrata in vigore, il suolo in Emilia-Romagna continuava ad essere consumato, Legambiente e Reca hanno dedicato al consumo di suolo una delle 4 proposte di legge di iniziativa popolare. La proposta di legge, che la Regione non ha ancora cominciato a discutere nonostante siano scaduti i termini previsti dalla legge sulla partecipazione, prevedeva dei correttivi alla legge urbanistica in modo da azzerare seriamente le colate di cemento.
Relatore della proposta di legge è Gabriele Bollini, docente di Progettazione e pianificazione sostenibile dell’Università di Modena e Reggio Emilia ed ambientalista, che oggi ai nostri microfoni spiega come sia possibile che la legge urbanistica contro il consumo di suolo in realtà lo abbia favorito.

«La legge è stata confezionata apposta per soddisfare gli interessi e i desiderata del mercato – racconta Bollini – Tutti i Comuni hanno lavorato non per fare il nuovo Piano Urbanistico Generale (Pug) entro tre anni, che avrebbe fermato tutte le previsioni urbanistiche pregresse raccolte nei vecchi piani urbanistici, ma hanno lavorato per fare varianti, approvare piani urbanistici attuativi e convenzionamenti coi privati in modo da consentire tutte le previsioni urbanistiche pregresse».
Le Amministrazioni hanno quindi “accelerato” la cementificazione prima che intervenissero i vincoli della legge stessa.

La stessa legge, inoltre, prevede una quota del 3% urbanizzabile (rispetto al primo gennaio 2018) da qui al 2050, quando l’Europa imporrà il consumo di suolo a saldo zero, che al momento non è stato toccato.
Per Bollini la quota del 3% al 2050 poteva essere uno strumento buono se il consumo di suolo si fosse realmente fermato, in particolare per dare un piccolo margine per realizzare opere di interesse pubblico. Stante la situazione attuale, però, rappresenta un’ulteriore percentuale che si potrebbe aggiungere al costruito, andando a peggiorare il problema.

Tre proroghe per l’entrata in vigore della legge

Un ulteriore elemento che spiega perché il consumo di suolo non si sia fermato nonostante la legge riguarda la sua entrata in vigore. A causa di emendamenti voluti da diversi assessori della Regione Emilia-Romagna con le motivazioni più disparate, l’entrata in vigore ferrea delle nuove regole è stata prorogata per ben tre volte dal 2017 ad oggi. «L’aiuto dopo il Covid, il mercato, le argomentazioni sono state diverse», ricostruisce Bollini.

«L’assessore Donini diceva che la 24/2017 è una legge che non prevede il transitorio e dopo tre anni le aspettative urbanistiche sarebbero state azzerate – osserva il docente di urbanistica – Questa perentorietà, però, si è scontata col fatto che ogni assessore di questa giunta ha emesso provvedimenti che hanno posticipato nel tempo l’entrata in vigore definitiva».
Bollini evidenzia anche come, nel 2023, le interpretazioni della legge non consentano di capire se l’anno in corso è l’ultimo prima che intervengano i vincoli tassativi o se si slitti al 2024.

L’articolo 53, la procedura che bypassa tutti i vincoli

Il relatore della proposta di legge degli ambientalisti aggiunge un altro elemento che avrebbe permesso alla legge urbanistica regionale di continuare il consumo di suolo. In particolare è l’articolo 53 della legge stessa, che permette di adottare procedure non sottoposte ai vincoli e alle restrizioni degli articoli precedenti.
«Se tu scegli di seguire quella procedura, l’articolo 53 ti permette di realizzare la qualunque, senza rispettare alcuna esigenza di piano o previsione di piani urbanistici. Ci sono Comuni, come quello di Reggio Emilia, che hanno fatto la scelta politica di non utilizzare l’articolo 53, mentre altri, come quello di Bologna, che utilizza solo l’articolo 53».

Il condominio sul fiume: il caso di Faenza

Bollini cita un esempio di come negli ultimi anni si sia riusciti a costruire e consumare suolo anche in zone ad alto rischio. L’esempio viene da Faenza, dove in via Alcide De Gasperi negli ultimi anni è stato costruito un condominio che porta il nome di “Casa sul fiume”.
La ragione del nome è semplice: il condominio è stato costruito nell’alveo di piena monosecolare del Lamone, uno dei fiumi che ha provocato l’alluvione di Faenza.

Consumo di suolo
La “Casa sul fiume” di Faenza

«Ci sono dei limiti individuati dalla pianificazione urbanistica di aree non edificabili perché a rischio alluvione – conclude Bollini – che negli ultimi anni sono state edificate. Questo è un esempio di come possano lavorare le pubbliche amministrazioni in Emilia Romagna».

ASCOLTA L’INTERVISTA A GABRIELE BOLLINI: