Dopo una lunga attesa, oggi è il giorno delle informativa alle Camere del presidente del Consiglio Mario Draghi sull’evoluzione della guerra in Ucraina e sulla linea tenuta dall’Italia in merito. Il premier ha cominciato al Senato, dove è intervenuto illustrando sia la situazione militare sul campo che gli effetti del conflitto sull’economia, l’energia e gli approvvigionamenti alimentari nel mondo. Ma ha anche spiegato, pur senza citare direttamente il tema dell’invio di armi o dell’aumento della spesa militare, la strategia del nostro Paese.
«Per impedire che la crisi umanitaria si aggravi dobbiamo raggiungere prima possibile un cessate il fuoco e far ripartire i negoziati: è la posizione dell’Italia, dell’Ue e che ho condiviso con Biden», afferma il premier.

Guerra in Ucraina, la “pace armata” sostenuta da Mario Draghi

«L’Italia si muoverà con i partner europei e gli alleati per ogni possibilità di mediazione – ha aggiunto Draghi – ma sarà l’Ucraina e non altri decidere quale pace accettare, una pace senza Ucraina non sarebbe accettabile».
Ma è negli incisi che il premier rivendica la condotta del suo governo e tutte le scelte compiute fin qui, incluso l’invio di armi al centro di polemiche nella stessa maggioranza.
«Se oggi possiamo parlare di un tentativo di dialogo – sostiene Draghi – è grazie al fatto che l’Ucraina è riuscita a difendersi in questi mesi di guerra».

L’Italia continua sia ad accogliere i profughi ucraini, sia a sostenere le sanzioni contro la Russia che, informa Draghi, presto vedranno un sesto pacchetto europeo. Ma sono i temi della deterrenza armata della Nato e della difesa comune europea a segnare il sostegno dell’esecutivo italiano alla strategia di una sorta di “pace armata”.
«L’attività di deterrenza nei confronti della Russia – ha detto il premier – comprende anche l’intensificarsi delle operazioni dell’Alleanza atlantica. Il comandante supremo alleato ha rafforzato il livello di risposta lungo il fianco orientale, uno sforza a cui l’Italia contribuisce con 2500 unità». A ciò, Draghi aggiunge che nel medio periodo l’Italia è pronta a rafforzare il suo contributo in Ungheria e Bulgaria con complessive altre mille unità. Ed è disponibile a sostenere la Romania nelle operazioni di sminamento del Mar Nero e la Slovacchia nella difesa antiaerea.

Non solo. Draghi, come era scontato, appoggia la richiesta di Finlandia e Svezia per aderire alla Nato, ma parla anche dell’esercito comune europeo da affiancare al Patto atlantico. «È necessario affiancare alla Nato una vera e propria difesa comune europea – sono le testuali parole di Draghi – che abbia l’obiettivo di iniziare un coordinamento per i nostri investimenti in sicurezza».
Accanto alla difesa, però, il premier riprende l’idea del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che sul lungo periodo si immagina una conferenza sul modello di quella di Helsinki del 1975, capace di produrre un processo di distensione duraturo e basato sulla convivenza pacifica degli Stati.

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