È ufficiale: la Finlandia e la Svezia hanno presentato oggi le rispettive domande di adesione alla Nato. Gli ambasciatori dei due Paesi le hanno consegnate nelle mani del segretario generale Jens Stoltenberg, che ha commentato: «Questo è un momento storico in un momento critico per la nostra sicurezza. Speriamo di concludere rapidamente il processo di adesione».
Sulla strada di questo processo, però, si trova l’ostacolo della Turchia, il cui presidente Recep Tayyip Erdoğan ha minacciato il veto e ha sostenuto che i due Paesi «sono un vivaio di organizzazioni terroriste».

I curdi sacrificati per fare entrare Svezia e Finlandia nella Nato?

Il riferimento di Erdoğan è alla protezione offerta, sopratutto dalla Svezia, ad esponenti del Pkk, il partito dei lavoratori curdi che Ankara considera un’organizzazione terroristica.
Una posizione intransigente, quella turca, che è stata ribadita a più riprese e che suona come un autentico veto dal momento che l‘adesione alla Nato richiede la ratifica di tutti i membri esistenti.

Gli scenari possibili, dunque, si complicano ulteriormente. Da un lato la Russia ha già minacciato possibili ritorsioni. In particolare, il viceministro degli Esteri russo Sergei Ryabkov ha dichiarato che l’eventuale ingresso di Finlandia e Svezia nella Nato «rappresenta un errore che avrebbe notevoli conseguenze e vedrebbe la situazione mondiale cambiare radicalmente». Ryabkov ha spiegato che i due paesi interessati non dovrebbero farsi illusioni sulle reazioni della Russia e che Mosca non accetterà passivamente la loro decisione, secondo quanto riferisce l’agenzia Interfax.

Dall’altro lato, ci si domanda come possa essere superato il veto posto da Erdoğan all’ingresso dei due Paesi. La comunità internazionale, in realtà, sta già chiudendo gli occhi sulle operazioni militari condotte dalla Turchia contro i curdi, alcune delle quali hanno anche comportato l’invasione dell’Iraq.
Due pesi e due misure sulle invasioni che potrebbero essere la chiave di lettura per immaginare il superamento dell’ostacolo turco nell’Alleanza atlantica.

Qualora Helsinki, ma sopratutto Stoccolma cambiassero atteggiamento nei confronti dei curdi, la loro adesione alla Nato potrebbe sbloccarsi? È questo l’interrogativo che riguarda un popolo che è stato spesso utilizzato dall’Occidente per i propri interessi, ad esempio quando c’era da combattere l’Isis in Siria, ma che altrettanto spesso è stato scaricato e abbandonato, lasciandolo in balia della violenza di Ankara.

In un’altra ipotesi, i membri della Nato, Stati Uniti in primis, potrebbero condurre con la Turchia una trattativa dietro le quinte, magari concedendo ad Erdoğan di rientrare nel programma degli F35, da cui Ankara è stata esclusa, o altri progetti che consentirebbero al presidente turco di accreditarsi sia presso la comunità internazionale che all’interno del Paese, dove la sua popolarità è minata anche da una crisi economica mordente e visto l’avvicinarsi delle elezioni, che si terranno l’anno prossimo.