C’è una data per la disobbedianza civile organizzata dal movimento Noi non paghiamo, nato sull’esempio del “Don’t pay” britannico. È stata infatti fissata al 30 novembre la scadenza dell’ultimatum rivolto al governo italiano per adottare misure di contrasto all’aumento dei prezzi dell’energia.
In caso contrario, si procederà collettivamente alle autoriduzioni e al non pagamento delle bollette. E per rendere incisiva la forma di protesta, il movimento vuole raccogliere un milione di adesioni.

L’ultimatum sul carovita: misure di contrasto o “Noi non paghiamo”

Nei giorni scorsi è stato lanciato un appello, disponibile sul sito di Noi non paghiamo. «Dopo anni di futuro incerto, adesso abbiamo la certezza che, se non ci organizziamo insieme per pretendere il diritto ad una vita degna, il futuro assai prossimo sarà un disastro – si legge nel testo – Tutti i governi liberisti continuano a fare scelte che possano mantenere in piedi un sistema economico che affama i popoli e produce disastri ecologici».
Nell’appello si cita cosa non è stato fatto dopo la pandemia e si sottolinea come la guerra stia producendo un aumento delle spese militari.

Il movimento si concentra anche sulla narrazione che si vorrebbe far digerire ai cittadini: «Si vuole ancora una volta mistificare la realtà, ma sappiamo adesso ancora meglio quali sono le cause di questa crisi: il liberismo, ovvero l’osannato libero mercato nella formazione dei prezzi, che favorisce la speculazione e impone la bolla dei prezzi aldilà degli scambi effettivi di volume; il capitalismo, ovvero la ricerca spasmodica di margini di extraprofitto delle imprese del settore energetico che produce una spirale prezzi-profitti senza fine; l’imperialismo, che si manifesta non solo nello scontro bellico in Ucraina ma anche nell’incapacità di reazione unitaria e solidale dell’Europa».

Di qui la strutturazione della campagna di disobbedienza civile nonviolenta che punta ad ottenere la riduzione dei costi delle bollette ai valori precedenti l’inflazione post-covid e la guerra.
Oltre alla Gran Bretagna e alla Francia, dove i lavoratori delle raffinerie stanno bloccando il Paese per ottenere aumenti contrattuali pari all’inflazione, anche l’Italia prova a mobilitarsi. In particolare, Noi non paghiamo vuole raccogliere un milione di adesioni entro il 30 novembre, «data in cui se il governo non avrà messo in atto garanzie per far fronte all’aumento dei prezzi dell’energia, inizieremo con l’autoriduzione o il non pagamento delle bollette».

«La nostra è una minaccia, anzitutto alle multinazionali energetiche, che in questi mesi hanno registrato extra-profitti per 40 miliardi di euro – dettaglia ai nostri microfoni Luca Simoni di Noi non paghiamo – O vengono redistribuiti subito quei 40 miliardi, che significa 6-700 euro a persona, o dal primo dicembre noi non pagheremo».
A Bologna Noi non paghiamo fa parte delle realtà che hanno aderito alla manifestazione del 22 ottobre assieme al Collettivo di Fabbrica della Gkn.

ASCOLTA L’INTERVISTA A LUCA SIMONI: