Il centro di accoglienza straordinaria (Cas) di via Mattei a Bologna sta letteralmente scoppiando e l’ondata di calore di questi giorni rende la situazione drammatica. Sono 600 i migranti accolti nella struttura, a fronte di una capienza di 250 posti. Ciò ha indotto le autorità a realizzare una tendopoli nel terreno retrostante, ma l’affolamento unito al caldo rende insostenibile la vita.
Di fronte all’ennesima emergenza, il prefetto di Bologna, Attilio Visconti, nei giorni scorsi ha ventilato l’ipotesi di utilizzare le ex caserme come spazio per l’accoglienza dei migranti. In città, in realtà, esiste già un’ex caserma che dà un tetto ai migranti della città. È H.O.Me, l’hub di organizzazione meticcia, che occupa gli spazi dell’ex caserma Masini, un tempo sede di Làbas.

Accoglienza nelle ex caserme, per Home non bisogna replicare il modello dei Cas

«Siamo contrari alla logica emergenziale dei Cas – sottolinea ai nostri microfoni Damiano, attivsta di Home – alla quale preferiamo il modello di accoglienza diffusa come quello del Sai, che recentemente è stato ridimensionato dal decreto Cutro».
In altre parole, se le ex caserme devono essere utilizzate per creare grandi centri di accoglienza straordinaria e semplicemente sostituirsi al Mattei, la strada non è quella giusta. «È una logica dormitorio in cui si ammassano grandi numeri di persone – sottolinea l’attivista – Lo stesso Mattei veniva da una logica del genere e andava chiuso quando c’erano 200 persone».

Dall’occupazione dell’ex caserma Masini sottolineano che il problema che accomuna tanto i migranti quanto i cittadini italiani è quello della casa. Per i primi, il nodo è quello dell’autonomia abitativa. «Il lavoro in questo momento c’è – osserva Damiano – ma anche chi ha un contratto a tempo indeterminato non riesce a trovare una casa. Per i migranti il problema è aggravato dal razzismo, se non un vero e proprio suprematismo fomentato da questo governo».
Home è nato proprio per dare un tetto ai lavoratori migranti che operano nei nodi cruciali della logistica, del turismo, della ristorazione o dell’aeroporto, ma che non riescono ad accedere alla casa».

L’utilizzo di ex caserme, dunque, non dovrebbe essere orientato alla creazione di grandi centri di accoglienza, ma alla realizzazione di alloggi dove le persone, italiane o straniere, possano costruire la propria autonomia abitativa.
Qualcosa, all’ex Masini, si muove. Nei giorni scorsi Cassa Depositi e Prestiti ha concesso al Comune l’uso temporaneo degli spazi esterni. «Avevamo ragione noi – sottolinea Damiano – È una grande vittoria che rende giustizia anche agli 88 mesi di condanna comminati a chi resistette allo sgombero dell’8 agosto 2017».

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