È una condanna all’ergastolo per concorso nella strage del 2 agosto 1980 quella che i giudici della Corte d’Assise di Bologna hanno inflitto a Paolo Bellini, ex esponente di Avanguardia nazionale.
Dopo 76 udienze, si è concluso così il primo grado del cosiddetto processo ai mandanti della strage alla stazione di Bologna che, insieme a Bellini, vedeva imputati Piergiorgio Segatel e Domenico Catracchia.

Processo ai mandanti del 2 agosto 1980: condannati Bellini, Segatel e Catracchia

La Corte ha condannato all’ergastolo con un anno di isolamento diurno Paolo Bellini, ex esponente di Avanguardia nazionale, per concorso nella strage del 2 agosto 1980 alla stazione ferroviaria del capoluogo emiliano. La sentenza è stata letta in aula dal presidente della Corte, Francesco Caruso. Accolte, quindi, in gran parte le richieste della Procura generale bolognese, che aveva chiesto per l’imputato la condanna all’ergastolo con tre anni di isolamento diurno.

Sempre l’accusa aveva chiesto per l’ex capitano dei Carabinieri Segatel sei anni per depistaggio e per Catracchia, ex amministratore di alcuni immobili di via Gradoli a Roma, tre anni e sei mesi per false informazioni ai pm.
Segatel è stato condannato a sei anni per depistaggio, come chiesto dai pg, mentre per Catracchia, imputato per false informazioni ai pm, la pena decisa dalla Corte è di quattro anni, superiore ai tre anni e sei mesi chiesti dalla Procura generale. Le motivazioni saranno depositate nel giro di 90 giorni, prorogabili fino a 180.

Tutti e tre i condannati dovranno anche pagare dei maxi-risarcimenti ai familiari delle vittime e alle persone rimaste ferite nell’attentato, che provocò 85 morti e oltre 200 feriti. I risarcimenti sono “da liquidare in separato giudizio”, ma nel caso di Bellini sono state fissate delle provvisionali esecutive. Nel dettaglio, la Corte ha stabilito che l’ex esponente di Avanguardia nazionale dovrà risarcire “100mila euro alle parti civili che hanno perso un parente di primo grado o un coniuge, 50mila a quelle che hanno perso un parente di secondo grado o un affine di primo o secondo grado, 30mila a quelle che hanno perso un parente o affine di grado ulteriore, 15mila a ogni parte civile che ha riportato lesioni e 10mila a ogni parte civile che abbia un parente che ha riportato lesioni”.

Il racconto delle udienze che hanno portato alla sentenza

Ai nostri microfoni la giornalista Antonella Beccaria racconta i principali elementi che hanno contraddistinto il primo grado di questo processo, a partire dal lavoro finanziario sul cosiddetto “Conto Bologna“. Tutto partì da un documento trovato al capo della P2 Licio Gelli che recava proprio quella dicitura e che le indagini hanno potuto ricondurre al denaro necessario per organizzare e realizzare la strage.
Un altro elemento centrale nel processo è stato il video di un turista svizzero girato proprio a Bologna quel 2 agosto. Nel video appare un uomo che, secondo l’accusa, era proprio Paolo Bellini. La difesa dell’ex di Avanguardia nazionale si è battuta molto, durante il procedimento, per tentare di dimostrare che l’uomo che appare nel filmato non fosse Bellini, ma in questo senso decisiva è stata la testimonianza dell’ex moglie dell’uomo.

Molto importante sarà attendere le motivazioni della sentenza, ma il presidente della Corte ha fatto sapere che probabilmente i termini dei 90 giorni saranno prorogati di altri 90. Occorrerà quindi attendere sei mesi per leggere le motivazioni che hanno portato i giudici del Tribunale di Bologna ad emettere le condanne odierne.
Non solo: ci sono altri elementi che potrebbero, da un lato, allargare le indagini e, dall’altro, incastrare i tasselli del puzzle, come le novità che riguardano il processo per piazza della Loggia a Brescia.

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Bolognesi: «Un passo importante, ma faranno di tutto per bloccare il prosieguo»

«Un risultato importante dopo quarant’anni di lavoro, per cui vanno ringraziati la Procura generale per le indagini accurate svolte e gli avvocati di parte civile per non essersi fatti scoraggiare dai vari tentativi di insabbiamento del passato». È con queste parole che Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei famigliari delle vittime della strage, commenta la sentenza di oggi.
Per Bolognesi potrebbe esserci un clima nuovo, dal momento che molti documenti provenienti dalla strage di Brescia sono stati utilizzati nel processo bolognese e, allo stesso tempo, le risultanze di Bologna potranno essere utili al processo bresciano.

Tuttavia per il presidente dell’associazione dei famigliari la battaglia non è ancora finita. «È un passo importante per arrivare alla chiusura del cerchio, ma non è ancora finita – osserva Bolognesi – Tenete conto che questo processo non si doveva fare, ma poi si è fatto e questi sono i risultati. Bisognerà vedere se ci lasceranno arrivare fino in fondo, perché faranno di tutto per fermarci». Man mano che si avvicina alla verità definitiva sulla strage, in altre parole, le resistenze potrebbero essere molto forti.

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