Dagli appena 200mila euro arrivati dallo Stato a 1,3 milioni di euro di risorse. È in questo modo che la Regione Emilia-Romagna ha deciso di integrare i fondi per il reddito di libertà, la misura di sostegno economico alle donne che fuoriescono dalla violenza di genere.
Sebbene approvato nel 2020, i primi stanziamenti statali per il reddito di libertà sono arrivati alla fine del 2021, ma alla nostra Regione sono arrivate risorse a soddisfare le domande. Così Viale Aldo Moro ha deciso di integrare con risorse proprie il fondo, arrivando a sestuplicarlo.

Violenza di genere, integrati i fondi statali per il reddito di libertà

A presentare l’integrazione della Regione Emilia-Romagna ai fondi nazionali del reddito di libertà è l’assessora alle Pari Opportunità Barbara Lori, che si augura anche che la misura possa diventare strutturale.
È la stessa Lori a riferire le cifre dell’Inps sul primo trimestre dell’attuazione della misura di sostegno per l’autonomia delle donne vittime di violenza e seguite dai centri lungo la via Emilia. Di 290 domande presentate, appena 42 hanno avuto risposta positiva proprio per la scarsità dei fondi statali.

Con il finanziamento regionale, che complessivamente ammonta a 1,3 milioni di euro aggiuntivi, il sostegno economico potrà arrivare a molte più donne.
Il reddito di libertà prevede un contributo economico di 400 euro al mese per un anno ma, precisa Lori, «è sommabile ad altre misure della Regione Emilia-Romagna, come quelle per l’autonomia abitativa per la quale sono stati stanziati 700mila euro».

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