Alla Fondazione del Monte  di via delle Donzelle 2, parallela a via Indipendenza, è in corso la mostra “Valvoline Story”, esposizione visitabile sino al 30 marzo tutti i giorni dalle 10 alle 19 con ingresso libero.

Negli spazi della Fondazione sono esposte tavole, riviste, disegni che narrano visivamente la grande avventura di Valvoline, nata nel 1978 al Salone del fumetto di Lucca dove due vecchi amici, Giorgio Carpinteri ed Igort si incontrano. Comune è la passione per i comics e comune è la voglia di pensare a nuvolette: nel 1979 con Daniele Brolli e Roberto Baldazzini viene fondata la rivista “Pinguina Guadalupe”. All’inizio degli anni ’80 arrivano anche Marcello Jori, Jerry Kramsky e Lorenzo Mattotti e si buttano le basi per un progetto di squadra: Valvoline Motorcomics. Sono disegni maledetti, frutto di quel nichilismo irriducibile figlio della grande repressione settantasettina, cartoons che cercano nella creatività la exit strategy per non omologarsi al grande fratello. Come racconta una didascalia dell’esposizione: “Tutto, dalla grafica ai fumetti, alle incursioni letterarie o saggistiche, doveva respirare all’unisono, come era stato per le riviste delle avanguardie storiche. L’idea guida era che il fumetto, in quanto linguaggio meticcio, potesse ospitare suggestioni provenienti da tutti gli altri linguaggi”. Il “Lama chi L’ama” dipinto in Piazza Verdi dedicato al leader Cgil della linea dell’Eur si fondeva con i linguaggi futuristi, le icone punk e gli incubi alla Philip Dick in una zona franca che tanto assomigliava al territorio liberato del movimento ’77.

Questi profeti del dada fumettistico troveranno l’ala protettrice di Oreste Del Buono che gli offrirà la distribuzione di Alter Alter di cui produrranno l’inserto. Di qui passeranno alle pagine di Frigidaire (Valvoline diventerà Valvorama) ed in seguito a quelle di Dolce Vita, diretto dallo stesso Del Buono. Alla compagnia del pennarello si aggregheranno anche Charles Burns e Massimo Mattioli. La produzione si allargò a cartoline, arazzi, tappeti, illustrazioni di moda, tessuti, format per televisione, design ed altre produzioni a tutto campo. Un campionario di filosofia pop/punk che ben presto si impose all’attenzione internazionale. Un luogo di frontiera dove, per il mondo della cultura ufficiale, era scomodo addentrarsi, fatto dei Pazienza e dei Liberatore con le loro riviste all’arsenico, delle Alinovi alla ricerca dei writers americani, dei Tondelli con romanzi accolti assai freddamente dalla critica ufficiale. Un mondo post-Dams che a Bologna ha testimoniato la difficoltà di vivere e respirare in un Italia che chiudeva le grandi speranze degli anni ’70 nella morsa del governo delle astensioni prima (leggi grandi intese politiche e sindacali del 1977) e del craxismo degli anni ’80 poi. Non fu certo un caso che nei primi anni ’80, quando ancora i fasti del potere celebravano i sacrifici e Bettino Craxi criminalizzando gli oppositori, che l’allora Radio Città diede vita a “Valvoline Party”, festa popolare  con 20 tavole di questi nuovi fumetti esposte al teatro La Soffitta in via D’Azeglio, per un giorno luogo di approdo per una cultura che non voleva arrendersi all’ovvio. Oggi grazie a “Valvoline Story” questi artisti border-line vengono giustamente riconosciuti come grandi interpreti del loro tempo ma, pur nella soddisfazione di vederli meritatamente fissati nella memoria, non può non venire alla mente la frase di Lenin secondo cui i rivoluzionari sono in vita incarcerati, vilipesi e derisi, ma, dopo morti, vengono messi in una teca ed esposti all’ammirazione del popolo perché evidentemente considerati ormai non più pericolosi.

Approfittiamo allora della celebrazione dell’11 marzo di martedi prossimo, trentasettesimo dell’assassinio di Francesco Lorusso, per guardare a questa esposizione non solo con gli occhi dell’arte, ma anche con quelli delle occasioni perdute della Grande Bellezza.

P.S. Tutta la Bologna culturale dibatte se la “Ragazza con l’Orecchino di Perla” debba essere inserita solamente nei processi di grande marketing oppure se il successo di libro+film sia un’opportunità per mostrare il meglio della golden-age olandese.

Ore 11.30 di domenica 9 marzo: al registro delle presenze di “Valvoline” si segnano 8, dico otto, visitatori. C’è il sole, siamo in pieno centro e la mostra è super segnalata con uno striscione in via Indipendenza. Bisogna forse sperare che Sorrentino giri un film da oscar, “Valvoline, i ragazzi degli anni spezzati” per sperare che i critici critichino, il pubblico faccia la coda ai botteghini e i giornali presentino inserti a fumetti?