Il 43% dei lavoratori e delle lavoratrici del Comune di Bologna ha votato per rappresentanti di un sindacato di base, ma non può usufruire di diritti sindacali come organizzare un’assemblea o partecipare alle trattative con l’Amministrazione.
È la situazione pessima delle relazioni sindacali all’interno del Comune, che i sindacati di base denunciano da tempo e per la quale, alla vigilia del voto, chiamano lavoratrici e lavoratori ad esprimersi su un referendum, i cui risultati verranno diffusi proprio il giorno prima dell’apertura delle urne per le comunali.

Democrazia sindacale, un referendum per i dipendenti del Comune di Bologna

L’iniziativa è di Sgb che, dopo la Cgil, è il sindacato più rappresentativo tra i dipendenti e le dipendenti comunali. Non essendo un sindacato confederale, però, insieme alle altre rappresentanze di base, come Cobas o Usb, non ha accesso alle basilari regole di democrazia sindacale.
«Tutto cominciò quando il sindaco Virginio Merola cominciò una campagna in cui diffuse dati falsi, cioè che sarebbero state svolte 158 giornate di assemblea sindacale – racconta ai nostri microfoni Massimo Betti di Sgb – In realtà erano 158 ore, suddivise per i vari settori del Comune: una media inferiore alle assemblee svolte in Amministrazioni di eguale grandezza».

Ciononostante Merola stracciò l’accordo che permetteva ai sindacati di base di poter esercitare democrazia sindacale all’interno del Comune – un accordo che era stato sottoscritto dai sindaci precedenti, tra cui Sergio Cofferati – e si è appellato a cavilli contrattuali per impedire a tutti i sindacati che non siano Cgil, Cisl e Uil di organizzare assemblee sindacali retribuite durante l’orario di lavoro o di partecipare a trattative con l’Amministrazione.
«Già in occasione delle primarie del Pd – ricorda Betti – chiedemmo ai due candidati cosa ne pensavano ed entrambi ci dissero che questa situazione sarebbe terminata».

L’ultimo sgambetto dell’Amministrazione attuale, secondo Sgb, risale al luglio scorso, quando è stato negato il supporto logistico per poter effettuare un referendum sulla democrazia sindacale tra i 5mila dipendenti del Comune.
«Per questo nel mese di luglio abbiamo lavorato – racconta il sindacalista – e dal 22 settembre al primo ottobre i dipendenti del Comune potranno votare sì o no ad un quesito molto chiaro».
In particolare, il voto potrà essere espresso sia in forma cartacea, attraverso la gestione dei delegati sindacali, sia online, ovviamente in forma riservata.

Non solo: il sindacato ha invitato i/le candidati/e sindaco e i/le capolista a votare pubblicamente e dire come la pensano.
Il 2 ottobre, vigilia del voto per le comunali, verranno resi noti i risultati del referendum, ma anche la posizione espressa da chi partecipa alle comunali.
«Se non ci fosse stata questa situazione – conclude amaramente Betti – molti dei problemi nella gestione della pandemia, come quelli nei nidi, non ci sarebbero stati, perché noi avevamo proposta, ma l’Amministrazione ha alzato un muro e deciso che con noi non parla».

ASCOLTA L’INTERVISTA A MASSIMO BETTI: