Sale a 14 il numero degli agenti di polizia penitenziaria indagati per le torture dell’8 marzo 2020 in seguito a una rivolta nel carcere Sant’Anna di Modena. A perdere la vita quel giorno furono nove detenuti, ma il fascicolo sui decessi è già stato archiviato. La notizia che arriva da Modena, invece, riguarda un altro filone di indagine, quello per pestaggi e torture, che finora concentrava l’attenzione su 5 agenti di polizia penitenziaria, mentre negli ultimi giorni se ne sono aggiunti altri 9.
Il reato per il quale si indaga è quello di tortura e lesioni.

14 gli agenti di polizia penitenziaria indagati per le torture durante le rivolte nel carcere di Modena

Tutto avviene lo stesso giorno, l’8 marzo 2020, quando le preoccupazioni per la diffusione del Covid porta a una serie di rivolte in diverse carceri italiane. In seguito alle rivolte sono 14 i detenuti a perdere la vita in diversi istituti di pena, di cui nove solo a Modena.
Fin da subito per i decessi si è sostenuta la pista del suicidio per overdose, dal momento che alcuni detenuti hanno assaltato l’infermeria e si sarebbero iniettati metadone. Il Comitato Verità e Giustizia per i morti del Sant’Anna di Modena, formatosi nelle settimane successive, ha sempre voluto vederci chiaro su quanto accaduto.

Oltre ai decessi, però, durante quelle ore concitate si sarebbe verificato anche altro. In seguito alle testimonianze di alcuni detenuti e di un agente di polizia penitenziaria, infatti, è stato aperto un secondo capitolo per i reati di tortura e lesioni. Diversi agenti di polizia penitenziaria, in particolare, sono stati accusati di aver dato vita a veri e propri pestaggi.
Un terzo fascicolo, che vede indagate 70 persone, è invece a carico di chi ha provocato e partecipato alla rivolta in carcere.
I nuovi agenti di polizia penitenziaria sono stati iscritti nel registro degli indagati dopo che la Procura di Modena aveva chiesto una proroga delle indagini.

Il Comitato Verità e Giustizia accoglie con favore la notizia. «Sembra che qualcosa si muova», osserva ai nostri microfoni Alice del comitato. L’attivista cita anche l’analogo caso di tortura registrato nel carcere di Santa Maria Capua Vetere.
L’apertura di questi diversi fascicoli, secondo Alice, potrebbe rappresentare la rottura del muro di gomma che si crea ogni volta che ad essere indagati e accusati sono esponenti delle forze dell’ordine, in questo caso della polizia penitenziaria.

I detenuti che sarebbero stati pestati a Modena sono altri rispetto a quelli per i quali si è registrato il decesso. Dopo quei fatti sono stati tutti trasferiti o hanno finito di scontare la pena.
«La Procura ha chiesto tutte le proroghe previste per legge per le indagini – sottolinea Alice – ma entro la settimana prossima i fascicoli devono essere chiusi perché scadono i termini».
Un pezzetto di verità su quanto accaduto nel carcere di Modena, quindi, potrebbe emergere nei prossimi giorni.

ASCOLTA L’INTERVISTA AD ALICE: