Negli ultimi anni, con il diffondersi della pandemia di Covid 19, per molti di noi lo stile di vita è cambiato, in quanto siamo stati costretti ad adattarci alle disposizioni rese necessarie per contenere il più possibile il diffondersi dei contagi.

Oltre alla chiusura delle scuole e alla conseguente formazione a distanza, abbiamo sentito spesso parlare di smart working, o addirittura lo abbiamo sperimentato: si tratta di una modalità di lavoro che parecchie aziende hanno messo a disposizione dei propri dipendenti per consentire loro di allestire la propria postazione di lavoro a distanza, senza alcuna necessità di recarsi presso la sede dell’azienda.

Ma che cosa significa in realtà smart working? E in cosa consiste? Lo smart working in realtà non è proprio una novità dettata dal Covid: esiste già da alcuni anni, con tanto di normativa di riferimento, ed è noto anche con la denominazione di lavoro agile.

Che cosa è di preciso lo smart working

Definito da una precisa normativa nel 2017, lo smart working è una modalità che viene offerta dalle aziende ai propri lavoratori dipendenti, consentendo loro di operare con un sistema più flessibile e, appunto, agile.

Ciò significa che il lavoratore in smart working ha la possibilità di operare in parte presso la sede dell’azienda, e in parte presso una postazione esterna, con l’unico vincolo di rispettare quelli che sono gli orari di lavoro quotidiani e settimanali stabiliti da contratto. In genere, per comprovare l’orario, si utilizza un’applicazione apposita installata sul computer del lavoratore.

Secondo quanto previsto dalla legge, il lavoratore in smart working può lavorare in azienda o in altro luogo, organizzandosi in totale autonomia.

Il contratto di lavoro non stabilisce quale sia la postazione di lavoro extra sede, né per quanto tempo debba essere utilizzata: è il dipendente ad organizzarsi in relazione al luogo di lavoro, senza necessità di disporre di una sede fissa.

Cosa è cambiato con l’emergenza Covid 19

Il diffondersi dell’epidemia di Coronavirus e la relativa emergenza sanitaria in realtà non hanno modificato le regole di gestione dello smart working. Se mai, le istituzioni come l’Inail hanno evidenziato alcuni elementi importanti per tutelare i lavoratori e garantire loro la sicurezza:

  • Il lavoro deve essere svolto in un ambiente abitabile;
  • Devono essere presenti servizi igienici e acqua;
  • Gli impianti devono essere a norma;
  • L’ambiente deve essere ben aerato e libero da condensa e muffe;
  • I locali devono essere illuminati adeguatamente sia da luce naturale che artificiale.

Un aspetto che merita di essere chiarito è se le aziende debbano contribuire alle spese: se è vero che le offerte adsl rendono i costi flat e accessibili, più complesso è il discorso per il consumo dell’energia elettrica e, a cascata, per i ticket. Senza tralasciare inoltre l’aspetto ergonomico: la postazione di lavoro deve essere dotata di seduta adatta a favorire la postura ideale: l’acquisto è a carico del lavoratore o dell’azienda?

In realtà, il datore di lavoro non è obbligato a pagare l’abbonamento internet al dipendente in smart working, né a fornirgli un pc o l’arredamento per la postazione di lavoro: il lavoro agile prevede che il dipendente utilizzi mezzi e strumenti propri.

Tuttavia, nulla vieta all’azienda, qualora lo smart working si protragga piuttosto a lungo, di dotare il proprio dipendente di gli strumenti ideali per il lavoro, di sostenere le spese di manutenzione e di fornire un contributo per l’acquisto di una sedia ergonomica.

Per quanto riguarda i buoni pasto, poiché chi lavora da casa non deve necessariamente pranzare altrove, l’azienda non ha alcun dovere di fornirli, anche in questo caso la decisione è comunque soggettiva.

L’alternativa allo smart working: il telelavoro

A differenza del lavoro agile, o smart working, il telelavoro è una modalità usufruibile già da diverso tempo, anche se in realtà è poco utilizzata. Molti pensano ancora che smart working sia la denominazione inglese per il telelavoro, ma in realtà sono due cose ben diverse.

Infatti, lo smart working prevede un rapporto di lavoro molto flessibile, frutto di un accordo tra l’azienda e il dipendente, che può spostarsi liberamente dalla propria postazione personale all’ufficio, senza restrizioni particolari.

Diversamente, il telelavoro prevede specificamente che il dipendente svolga la propria attività presso una sede ben precisa ed esterna a quella aziendale: può essere la propria casa, così come un’altra azienda. In fase di contratto, vengono stabiliti stabiliti sia la sede che gli orari, la postazione è fissa e l’azienda provvede di solito o fornire tutto il materiale e gli strumenti per lavorare comodamente.

Il telelavoro è una modalità di lavoro a distanza già presente in Italia da diversi anni: la normativa di riferimento risale al 2004. Entrambe le soluzioni permettono comunque di rimanere a casa, con il vantaggio di risparmiare i costi del viaggio, di gestire gli eventi e di raggiungere gli obiettivi prefissati