«Un sistema inumano e costoso, inefficace e ingovernabile, che negli anni ha ottenuto un solo risultato evidente: divenire lo strumento per rimpatri accelerati dei cittadini tunisini, che nel periodo 2018-2021 rappresentano quasi il 50% delle persone in ingresso in un Cpr e quasi il 70% dei rimpatri. Ma i migranti tunisini sono stati solo il 18% degli arrivi via mare nel 2018-2023».
È quanto sottolineato da ActionAid nel report “Trattenuti. Una radiografia del sistema detentivo per stranieri”, realizzato in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Bari. Un lavoro che analizza i dati raccolti sul sistema di detenzione dei Centri di permanenza per il rimpatrio dal 2014 al 2021, ottenuti grazie a 51 richieste di accesso agli atti a Ministero dell’Interno, Prefetture e Questure e a 30 richieste di riesame.
Cpr, un fallimento costoso e inumano: il report di ActionAid
Ad investire sulla detenzione amministrativa sono stati i governi di diverso colore politico, ma i risultati non sono cambiati. Per quanto sia stata aumentata la durata della detenzione, il numero dei rimpatri non ha seguito il medesimo andamento, mentre la costante delle condizioni di vita all’interno dei centri è la sofferenza delle persone recluse senza aver commesso reati e private di diritti e garanzie.
«L’assistenza legale, così come quella psicologica si attesta a 9 minuti a settimana per ciascuna persona reclusa», spiega ai nostri microfoni Fabrizio Coresi di ActionAid.
Il malessere provato dalle persone si traduce spesso in danneggiamenti e rivolte. Al punto che dei 53 milioni di euro spesi in appena tre anni per le 10 strutture presenti in Italia, di cui 9 funzionanti, ben 15 sono stati impiegati per la manutenzione straordinaria.
Soldi pubblici sperperati per un sistema inumano e inefficace anche per lo scopo per cui è nato. Tanto è vero che, nonostante l’aumento della permanenza nei Cpr, si è passati dal 60% dei rimpatri del 2014 al 49% del 2021.
Quello di ActionAid è l’ennesimo rapporto sul sistema dei Cpr che ne certifica il fallimento e l’inumanità. Ciononostante il governo Meloni vorrebbe raddoppiare il numero di strutture di detenzione amministrativa, realizzandone una in ogni regione. Un proposito che ha già provocato alcune mobilitazioni, come quella contro la realizzazione di un Cpr in Emilia-Romagna.
Perché un investimento su un sistema che ha mostrato la propria inefficacia? La risposta va cercata nella politica: i Cpr si prestano a una narrazione mendace secondo la quale in quelle strutture finirebbero migranti socialmente pericolosi o delinquenti, mentre i dati reali dimostrano che appena il 15% delle persone recluse nei Cpr proviene dal carcere.
ASCOLTA L’INTERVISTA A FABRIZIO CORESI: