Da un lato la scarsità delle piogge che ha contraddistinto tutto l’inverno e continua a interessare ampie fette del nord Italia, da un lato un caldo anomalo che ha portato temperature agostane già da maggio, che continuano anche in questo giugno. I cambiamenti climatici si fanno sentire in modo violento nella primavera 2022 e l’allarme lanciato a più riprese e assai poco ascoltato riguarda la siccità.
Le immagini del Po in secca fanno impressione e in alcuni Comuni del Piemonte e della Lombardia sono già dovute intervenire le autobotti per sopperire alla carenza idrica. Uno scenario drammatico che non può certo migliorare visti i lunghi mesi estivi che devono arrivare.
Siccità e temperature record, la situazione in Emilia-Romagna
Non nasconde la gravità della situazione Irene Priolo, assessora regionale ad Ambiente, Difesa del suolo e della costa e Protezione civile. «È una situazione senza precedenti», afferma ai nostri microfoni.
In particolare, la secca del Po rappresenta la crisi più grave da 70 anni a questa parte, causata da un’assenza di precipitazioni consistenti che ci trasciniamo da ottobre. La media delle precipitazioni allo scorso 14 giugno era di 253 millimetri contro i 359 del trentennio precedente. A ciò si aggiungono le temperature anomale che rendono il maggio 2022, insieme al 2003, il più caldo dal 1971.
L’attenzione della Regione è concentrata sulla situazione, che è monitorata costantemente. Il prossimo 21 giugno si terrà una nuova riunione dell’osservatorio per valutare l’evolversi del problema. Finora, rassicura Priolo, la siccità non sta portando conseguenze all’idropotabile, ma a farne le spese è già l’agricoltura, in particolare nel delta del Po dove si manifesta la risalita del cuneo salino.
Attenzione anche sul Canale Emiliano Romagnolo (Cer) che, oltre che all’agricoltura, è funzionale all’approvvigionamento idropotabile della Romagna. In soccorso, data la situazione, potrebbero essere chiamati a fare la loro parte i grandi laghi con il rilascio di acqua.
Acqua, gli interventi in regione contro la siccità
Non è la prima volta che l’Emilia-Romagna affronta il problema della siccità. Ciò che deve preoccupare, semmai, è la frequenza sempre più ravvicinata del problema. Nel 2017, ad esempio, fu proclamata un’emergenza nazionale e al momento non è chiaro se lo scenario sia destinato a ripetersi. Ciò che è certo, invece, è che servono misure strutturali, immaginate anche «sul medio e lungo periodo, su più fronti e interdisciplinari», osserva Priolo. A partire dall’agricoltura, che deve essere più sostenibile, quindi sprecare meno acqua.
Altri interventi riguardano la realizzazione di piccoli invasi che costituiscano delle riserve d’acqua, ma molto lavoro c’è da fare anche per la riduzione delle perdite, sia direttamente nei fiumi che nella rete di distribuzione. Secondo alcuni dati, su quest’ultimo fronte l’Italia è un colabrodo, con circa il 40% della risorsa idrica che viene dispersa lungo la rete.
Il Pnrr ed altre linee di investimento possono dare una mano su questo tema. In particolare, sono previste risorse per il miglioramento del servizio idrico integrato. A questo scopo, ad esempio, la Regione con Atersir ha elaborato 15 progetti di finanziamento per il valore di 180 milioni di euro. Ma in campo ci sono anche 45 progetti, per un valore di 60 milioni di euro, per il riutilizzo delle acque reflue per irrigare i campi, in modo da non attingere da altre fonti. Anche i consorzi di bonifica hanno accesso a risorse, in particolare per la realizzazione di nuovi invasi.
Più in generale, però, «noi dobbiamo intervenire con politiche maggiormente sostenibili – conclude Priolo – perché non basta soltanto fare politiche virtuose sulle infrastrutture, ma bisogna risparmiare anche la risorsa».
ASCOLTA L’INTERVISTA AD IRENE PRIOLO: