Claudio Lolli è venuto a mancare nel 2018, ma la sua Bologna non lo ha dimenticato. Lo dimostra per l’ennesima volta l’evento in programma domani al Centro sociale della pace, in Via del Pratello 53, dalle 18:00. Sul palco Marco Rovelli – scrittore, cantautore e autore de «Siamo noi a far ricca la terra – il romanzo di Claudio Lolli e dei suoi mondi», la biografia-romanzo dedicata al celebre artista. La serata si comporrà di due parti: prima la presentazione del libro, con il figlio di Lolli e la fondazione a lui dedicata; poi il concerto di Marco Rovelli, che si esibirà coi brani del suo ultimo albun «Portami al confine», nel quale è contenuto anche un duetto registrato proprio con Lolli poco prima della sua scomparsa.
Domani al Centro sociale della pace la presentazione della biografia di Claudio Lolli e il concerto di Marco Rovelli – con anche un inedito di Lolli stesso
«E’ un libro che racconta la vita personale, artistica e sociale di Claudio Lolli. Se c’è un cantautore di Bologna è lui» ci dice al telefono Rovelli. «La sua potenza poetica è immensa, ma il romanzo cerca di tratteggiare anche uno spaccato di vita italiana. Parliamo di un ragazzo che ha 18 anni nel ’68, e che a quell’età, mentre occupa un liceo, scrive la sua celebre Borghesia, con la quale descrive il midollo della nostra società».
«Claudio Lolli è unico, non ha inaugurato una scuola, e questo è anche un valore aggiunto. Da un punto di vista concettuale, però, ha lasciato qualcosa che vale per molti: raccontava in un’unica piega il personale e il sociale. Non perché la vita politica sovradetermini quella personale, ma nel senso che per lui era impossibile parlare di sé senza mettere in mezzo le relazioni, gli altri, il mondo».
Parlaci del tuo ultimo album, gli chiediamo. «Suonerò con Paolo Monti. Il tema è evidentemente il confine. Inteso in senso stretto – il pezzo Confine nasce dalla mia esperienza coi guerriglieri curdi nel deserto iraqeno – ma anche inteso come confine tra le persone, nelle relazioni, nella società».
ASCOLTA L’INTERVISTA A MARCO ROVELLI:
Lorenzo Tecleme