Chi si è sempre opposto al Passante di Bologna, l’infrastruttura che avrebbe allargato tangenziale e autostrada fino a 18 corsie, ieri ha tirato un sospiro di sollievo. Dopo la presentazione in pompa magna da parte del sindaco Matteo Lepore a inizio mandato e mesi di incertezza con cantieri fermi e nessuna risposta da parte del governo nazionale, l’incontro tra il presidente della Regione Emilia-Romagna Michele de Pascale e il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha chiarito il destino dell’opera: per ora non ci sono i soldi, perché i costi della sua realizzazione sono lievitati.
Uno stop, dunque, ma non un abbandono del progetto o addirittura un’abiura dello stesso. Sia Regione che Ministero, infatti, continuano a considerare il Passante come un «intervento strategico».
Il Passante di Bologna si ferma per i costi esosi, ma non è un’abiura: l’opera è ancora considerata strategica
A commentare ai nostri microfoni la notizia è Marco Palma di Bologna for Climate Justice, associazione da sempre contraria al Passante. «Dove non è arrivata la ragionevolezza forse arriveranno i limiti economici – osserva Palma – Quest’opera faraonica costa ormai più di 3 miliardi di euro. Cementificare il territorio per allargare un’autostrada è ormai del tutto fuoriluogo, è antistorico. Soprattutto dopo le alluvioni che abbiamo vissuto negli ultimi due anni è del tutto deleterio pensare di continuare ad allargare le autostrade quando noi dobbiamo cambiare radicalmente il modello della mobilità, sia locale che nazionale».
A sottolineare, però, che si tratta solo di uno stop e non di un’abiura è lo stesso Palma, secondo cui «si va avanti con testardaggine, alluvione dopo alluvione, continuando a dire che le autostrade sono nodi importanti, quando ormai tutti sanno che promuovere la mobilità su gomma non è una scelta geniale e cementificare il territorio aumenta i rischi legati agli eventi alluvionali. Nonostante ciò, con testardaggine e poca saggezza, sia Regione che Governo continuano a parlare di opera strategica».
Bologna for Climate Justice domenica prossima, 9 febbraio, a Vag61, darà vita all’iniziativa “Verso gli Stati Generali della giustizia climatica e sociale”. Si tratta della seconda tappa di un percorso nato davanti ai cancelli dell’ex-Gkn di Campi Bisenzio, quando gli operai del Collettivo di Fabbrica domandarono se ci fosse necessità di Stati Generali. In particolare, l’iniziativa è nel solco della convergenza tra lotte ambientali e lotte per il lavoro che si è creata proprio attorno al caso dell’ex-Gkn.
«È anche l’occasione per discutere collettivamente del Climate Pride, che abbiamo lanciato per il prossimo 12 aprile a Bologna – spiega Palma – Sarà un momento in cui costruire anche nelle strade e nelle piazze queste riflessioni e portare a Bologna un modo altro di immaginare lo spazio urbano».
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