Il sindaco Matteo Lepore e l’assessora Valentina Orioli questa mattina hanno presentato il nuovo progetto del Passante di Mezzo, l’allargamento della tangenziale di Bologna che rappresenta uno dei nodi critici in città per ciò che concerne i temi ambientali.
Il progetto è stato approvato in giunta, poi dovrà passare per il Consiglio comunale e solo a quel punto si potrà aprire la Conferenza dei servizi propedeutica all’avvio dei cantieri nel 2022.

Il nuovo progetto del Passante

Il punto su cui insiste il sindaco è il raddoppio dei fondi dedicati all’opera, che passano da un miliardo a due miliardi di euro.
«Con questo progetto rendiamo l’attuale passante autostradale più sicuro – ha affermato Lepore – Sono investimenti che servono a creare meno incidenti, a mitigare l’effetto del passante attuale riducendo le emissioni di carbonio sulla città, migliorando la salute dei cittadini, ed è un investimento che porterà centinaia di verde, di aree boschive».
All’interno del progetto ci sono risorse anche per tre nuovi ponti e il rifacimento di infrastrutture che aiuteranno a fluidificare il traffico «sia nei quartieri che nei Comuni attorno».

Il primo cittadino definisce il nuovo progetto come “Passante di nuova generazione“. La traduzione sta nei pannelli fotovoltaici, che verranno installati su edifici pubblici comunali e metropolitani per creare «la prima comunità solare italiana nata da un passante autostradale», sostiene Lepore.
Investimenti tecnologici riguardano anche la guida automatica delle auto e la ricarica elettrica delle auto e dei mezzi pesanti. «Sarà un passante a prova di futuro perché sarà possibile innovarlo nel tempo», aggiunge il sindaco, che fissa a gennaio la Conferenza dei servizi.

Una delle richieste della società civile a proposito del Passante era la realizzazione di uno studio epidemiologico sugli impatti dell’opera in termini di salute, sia per i cittadini che vi abitano a ridosso che per tutta la città.
«Io ricordo che il passante esiste già ed è responsabile del 40% delle emissioni che respirano i bolognesi – osserva Lepore a chi gli fa presente delle proteste ambientaliste – Le risorse a disposizione serviranno anche per creare per otto anni un osservatorio ambientale finanziato da Autostrade per 300mila euro l’anno, con centraline che saranno importantissime per le segnalazioni degli sforamenti dell’inquinamento».

In una nota Coalizione Civica, che fa parte della maggioranza a Palazzo D’Accursio, sottolinea che «l’accordo della coalizione di centrosinistra ha garantito un progetto che permette finalmente quello che non si è mai riusciti a fare prima: le fasce boscate di 36.000 alberi e 60.000 arbusti (piantati già dalle prime fasi del cantiere, quindi già in grado di assorbire CO2 ed inquinanti quando l’opera sarà inaugurata), almeno 50 mila m2 di vernici fotocatalitiche, la desigillazione e la forestazione di un’area di due ettari al Parco Nord, le fondazioni per le coperture che interesseranno il 25% del tracciato con tunnel ed elettrofiltri, così che i quartieri più interessati dal Passante non siano esposti come lo sono oggi».
Per Coalizione Civica il nuovo progetto è «il primo passo concreto verso un cambio di paradigma e un’inversione di tendenza».

ASCOLTA L’INTERVISTA A MATTEO LEPORE:

Il secco “no” degli ambientalisti

Gli ambientalisti avevano già bocciato durante la campagna elettorale per le comunali l’idea di un “Passante Green”, sottolineando che l’unica autostrada ambientalmente sostenibile è quella che non viene realizzata e rigettando anche l’idea delle mitigazioni alla base dell’accordo tra Lepore e Coalizione Civica.
Oggi la Rete delle lotte ambientali bolognesi ribadisce la propria contrarietà. «Fa sorridere perché di green in un’autostrada, in una colata di cemento non ci può essere nulla – afferma ai nostri microfoni Marco Palma – È simpatico anche definire il Passante di nuova generazione perché è un’opera del secolo scorso, di cui si discuteva negli anni ’80». L’attivista cita la decisione recente del governo austriaco di non realizzare più autostrade per disincentivare l’uso del trasporto su gomma e sottolinea che con una scelta simile Bologna avrebbe potuto rappresentare davvero una svolta, andando ad esaurire il traffico sull’attuale tragitto e offrendo ai cittadini un’alternativa sicura ed ecologica.

Anche sull’osservatorio ambientale l’esponente della Rete delle lotte ambientali bolognesi ha da ridire: «Gli studi epidemiologici si devono fare prima di realizzare un’opera – osserva Palma – Noi già oggi dovremmo essere in grado di conoscere gli impatti che l’attuale autostrada hanno sulla salute dei cittadini bolognesi e purtroppo non siamo in grado. Invece prima si aprono i cantieri, si fa gettare del nuovo cemento e poi si vedrà quali sono le conseguenze. Non ci sembra un metodo corretto e soprattutto attento alla salute di chi vive in questa città».
Nelle scorse settimane la Rete aveva scritto una lettera aperta a sindaco e vicesindaca chiedendo di fermarsi. La lettera non ha ricevuto alcuna risposta ed è per questa ragione che sabato prossimo 18 dicembre, davanti alla chiesa di San Donnino si terrà una “pentolata”, una manifestazione rumorosa contro il Passante di Bologna.

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