«Dall’Est europeo arrivano meno lavoratori rispetto al periodo pre-Covid, poiché profitti più vantaggiosi li hanno spinti infatti verso Germania e Olanda». È la constatazione di Marcello Bonvicini, presidente di Confagricoltura Emilia-Romagna che la settimana scorsa ha lanciato l’allarme sulla scarsità di manodopera agricola nella nostra regione. Al suo allarme in questi giorni se ne affiancano di analoghi nel settore del turismo in diversi territori italiani e qualcuno ha già rispolverato la retorica che indica il reddito di cittadinanza come colpevole.

Lavoratori stranieri: in Germania condizioni molto più favorevoli per fare gli stagionali

La domanda che sembra assai poco posta nel dibattito italiano in materia è perché i lavoratori stranieri, in particolare quelli dell’Est Europa, preferiscano andare in altri Paesi o perché i giovani italiani preferiscano il reddito di cittadinanza o il lavoro, ad esempio, in Francia durante la vendemmia.
La giornalista Paola Mirenda ai nostri microfoni fotografa la situazione tedesca, aiutando a rispondere a queste domande.
«Innanzitutto va detto che i lavoratori dell’Est sono una forza lavoro tradizionale qui in Germania – spiega la giornalista – da molto prima che arrivassero all’interno dell’Ue».

Ma è enunciando le condizioni di lavoro che si capisce la grande differenza delle condizioni lavorative tra altri Paesi europei e l’Italia, dove permangono situazioni di caporalato, precarietà e sfruttamento.
«In Germania il salario minimo è di 9,82 euro lordi, che saliranno a 12 ad ottobre – racconta Mirenda – Questa è la quota sotto la quale non si può scendere, ma i salari offerti sono in realtà tutti più alti». I datori di lavoro tedeschi, inoltre, sono poco avvezzi a praticare lavoro nero, anche perché i controlli sono serrati, a differenza del nostro Paese.

In settori come l’agricoltura i turni di lavoro possono essere lunghi come da noi, anche 12 o 13 ore al giorno, ma è prevista una pausa non retribuita di 30 o 45 minuti, ma soprattutto la settimana lavorativa dura 5 giorni perché sono obbligatori due giorni di riposo. A differenza di quanto avviene in Italia, in particolare nel turismo dove le testimonianze di alcuni lavoratori riportano di lavoro ininterrotto per settimane 7 giorni su 7.
«Ci sono delle eccezioni sul riposo settimanale – precisa la giornalista – ma in quel caso non si può lavorare per più di 70 giorni consecutivi».

Quanto ai contratti, nel turismo tedesco si preferiscono le assunzioni a tempo indeterminato, mentre il lavoro stagionale rimane in agricoltura. Per quest’ultima, in particolare, si calcola che in Germania un terzo della forza lavoro sia composta da lavoratori stranieri.
Per tutti, però, valgono diritti come la malattia o l’infortunio. In particolare, si ha diritto a 6 settimane di malattia avendone maturate 4 lavorate, mentre per l’infortunio c’è una copertura assicurativa, che nella maggioranza dei casi viene pagata dal datore di lavoro.
In più, terminato il lavoro stagionale si ha diritto ad un sussidio di disoccupazione, le cui condizioni e i cui importi dipendono anche dagli accordi con i Paesi di provenienza dei lavoratori.

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