La vertenza è cominciata qualche mese fa, ma lunedì scorso è diventata incandescente con l’annuncio da parte dell’editore di una procedura di licenziamento collettivo per 15 giornalisti e 13 grafici dall’Agenzia Dire. Così oggi lavoratrici e lavoratori dell’agenzia di stampa scioperano per otto ore, ma il pacchetto della mobilitazione ne prevede 40 per accompagnare la trattativa con la proprietà che proseguirà per un mese e mezzo.
Ciò che giornaliste e giornalisti, grafiche e grafici dell’Agenzia Dire chiedono all’editore è di ritirare i licenziamenti e di presentare un piano per il rilancio industriale ed editoriale. «Siamo convinti si possano trovare delle soluzioni alla situazione di dissesto economico della nostra azienda», afferma ai nostri microfoni Michele Bollino, fiduciario del Cdr dell’Agenzia Dire.

«No ai licenziamenti», lo sciopero all’Agenzia Dire

La procedura di licenziamento collettivo annunciata dall’editore porterebbe al taglio di un terzo dell’intera forza lavoro dell’agenzia di stampa. Il tutto dopo un percorso durato due anni in cui lavoratrici e lavoratori sono stati sottoposti a contratti di solidarietà, con una decurtazione dello stipendio e delle ore di lavoro, proprio per contribuire al risanamento dell’azienda.
Un percorso che doveva scongiurare proprio quei licenziamenti che sono stati annunciati lunedì scorso e che rischiano di essere anche controproducenti.
«Siamo a quindici giorni dalla presentazione delle domande per il nuovo bando di Palazzo Chigi per le agenzie di stampa – osserva Bollino – che è costruito appositamente per tutelare l’occupazione e prevede premialità per le aziende che hanno contratti giornalistici regolari».

Già nel gennaio scorso, quando cominciò lo stato di agitazione, furono molte le istituzioni ad esprimere solidarietà a lavoratrici e lavoratori dell’Agenzia Dire e a mostrare preocuppazione per il rischio di dissipare un’esperienza trentennale molto importante nel settore dell’editoria.
Tra i messaggi, quello del presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, ma anche quello del M5S, che oggi rinnova la solidarietà verso i lavoratori e le lavoratrici in lotta.

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