Alla destra al governo va riconosciuta una certa dose di creatività. Dopo i porti chiusi di Matteo Salvini, che gli sono valsi un processo, la nuova frontiera dell’accanimento contro i naufraghi soccorsi nel Mediterraneo va sotto il nome di “sbarco selettivo“. A Catania, infatti, solo le persone considerate vulnerabili sono state fatte scendere dalla Geo Barents, la nave di Medici Senza Frontiere, e dalla Humanity 1, la nave della ong tedesca Sos Humanity.
Ancora al largo, invece, la Ocean Viking di Sos Mediterranée e la Rise Above di Mission Lifeline.

Lo sbarco selettivo dalle navi delle ong è una pratica giuridicamente illegittima

Sulla Ocean Viking, in particolare, ci sono naufraghi soccorsi ormai 16 giorni fa, il tempo più lungo mai trascorso in mare da parte di naufraghi soccorsi nel Mediterraneo.
Ma la sorte non sembra migliore per le persone escluse dalla selezione effettuata al porto di Catania, che sta avvenendo con criteri discrezionali non contentiti dalle leggi. «Ci stanno arrivando voci da più parti, che devono essere confermate, che non verrebbero fatti sbarcare naufraghi di determinate nazionalità, come bengalesi, pachistani o egiziani», è l’allarme lanciato ai nostri microfoni dall’avvocata Nazzarena Zorzella dell’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione (Asgi).

La giurista sottolinea che lo “sbarco selettivo” scelto dal governo è totalmente illegittimo, perché viola il diritto del mare e il diritto internazionale sul soccorso dei naufraghi, che hanno norme molto chiaro e soprattutto che non prevedono deroghe. «I naufraghi devono essere fatti sbarcare nel porto sicuro più vicino, senza eccezioni», sottolinea Zorzella.
Impedendo loro di sbarcare si viola anche una norma della Convenzione di Ginevra che sancisce il diritto di presentare domanda di protezione internazionale.

A proposito di Convenzione di Ginevra, la norma vieta i respingimenti collettivi e l’Italia è già stata condannata nel 2012 proprio per questo.
Eppure, il Decreto del 4 novembre 2022 del governo Meloni vieta ad una delle navi delle ong di «sostare nelle acque territoriali italiane oltre il termine necessario per assicurare le operazioni di soccorso ed assistenza nei confronti delle persone che versino in condizioni emergenziali ed il precarie condizioni di salute». Una disposizione che aprirebbe lo scenario del respingimento, vietato appunto dal principio di “non refoulement” della Convenzione di Ginevra e dall’art. 4, protocollo 4 della CEDU.

Con il Decreto, però, il governo condurrebbe nell’illegalità anche gli armatori e i capitani delle navi delle ong, che si renderebbero complici di una pratica illegale che comporta una violazione dei diritti umani. È per questo che i capitani delle navi si sono già espressi, sostenendo di non voler rispettare l’ordine del ministro degli Interni Matteo Piantedosi e soci.

L’ultimo tassello della questione, però, è espressamente politico e riguarda il Regolamento di Dublino che impone allo Stato di primo approdo l’assistenza e lo svolgimento dell’iter per la protezione internazionale delle persone arrivate.
«Le forze politiche di questo governo si sono sempre opposte alla modifica del regolamento in un senso di redistribuzione dei profughi – sottolinea Zorzella – per cui non si comprende adesso perché invochino una solidarietà europea che loro per primi non hanno mai voluto e non hanno mai portato avanti».

ASCOLTA L’INTERVISTA A NAZZARENA ZORZELLA:

A Bologna il presidio “Fatelə sbarcare tuttə subito!”

La reazione alle angherie del governo nei confronti di naufraghe e naufraghi, però, non arriva solo dalla politica o dal mondo dei giuristi. A Bologna questo pomeriggio alle 17.00 in piazza Nettuno ci sarà un presidio intitolatoFatelə sbarcare tuttə subito!“.
A promuovere la mobilitazione sono Mediterranea Saving Humans, Làbas e Laboratorio di Salute Popolare, ma le adesioni si stanno allargando di ora in ora.

«È una situazione non nuova, come ne abbiamo viste tante negli ultimi anni – osserva ai nostri microfoni Alice Vignodelli, una delle organizzatrici – Il massimo raggiunto in questa situazione in particolare è proprio la discriminante di selezionare le persone fragili o non fragili in base non si sa neanche bene a quali requisiti, accogliendo chi è in fragilità rimandando indietro le altre persone: siamo proprio davanti a un respingimento collettivo».
Vignodelli si augura che quella di oggi pomeriggio sia solo la prima di una serie di mobilitazioni della società civile contro le politiche migratorie del governo.

ASCOLTA L’INTERVISTA AD ALICE VIGNODELLI: