Non è passata nemmeno una settimana dall’insediamento del nuovo governo ed ecco che il nuovo ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, ha ripreso in mano l’operato di Matteo Salvini verso le ong che effettuano ricerca e soccorso in mare.
In particolare, il nuovo capo del Viminale ha diramato una direttiva ai vertici delle Forze di polizia e della Capitaneria di porto perché informino le articolazioni operative sul territorio. Il contenuto: le due navi che attualmente hanno soccorso naufraghi nel Mediterraneo, la Ocean Viking e la Humanity 1, non sarebbero in linea con le norme europee e italiane in materia di sicurezza e controllo delle frontiere e di contrasto all’immigrazione illegale.

Subito le tensioni di Piantedosi con le ong che effettuano soccorsi in mare

Il nuovo ministro degli Interni ha fatto anche sapere che starebbe valutando la possibilità di vietare alle due navi l’ingresso nelle acque territoriali italiane.
Un’eventualità che non si allontana molto dalle politiche di Matteo Salvini, che per aver impedito lo sbarco di alcune navi che avevano soccorso naufraghi nel Mediterraneo è finito a processo con l’accusa di sequestro di persona.
Il neo-ministro Piantedosi, che all’epoca lavorava nello staff di Salvini, ora sembrerebbe intenzionato a proporre un approccio simile, ma evitando il braccio di ferro in prossimità delle coste italiane, che nel 2019 portò alla forzatura del divieto da parte della capitana Carola Rackete a bordo della Sea Watch 3.

Eppure Piantedosi, che le organizzazioni che si occupano di migranti a Bologna conoscono perché fu prefetto in città prima di essere chiamato a Roma, dovrebbe sapere che il diritto internazionale impone di consentire alle navi che hanno soccorso persone in mare di approdare nel primo porto sicuro.
Il possibile cavillo che giustificherebbe la direttiva sarebbe, leggendo le carte che, “le operazioni di soccorso sono state svolte in piena autonomia e in modo sistematico in area Sar senza ricevere indicazioni dalle Autorità statali responsabili di quell’area Sar, ovvero Libia e Malta, che sono state informate solo a operazioni avvenute“. Ma informare la Libia, con cui vige il Memorandum per il contrasto dei flussi migratori, equivarrebbe a rischiare il respingimento dei migranti, che finirebbero nei centri di detenzione.

Naufraghi, la situazione a bordo della Ocean Viking

Sono ormai 202 le persone a bordo della Ocean Viking, la nave di Sos Mediterranée. Il numero di naufraghi salvati è salito perché nella notte è stata soccorsa un’altra imbarcazione alla deriva.
«A bordo ci sono persone provate dal viaggio – racconta ai nostri microfoni Francesco Creazzo, responsabile della comunicazione della ong – e persone provate dall’esperienza in Libia, dove spesso sono soggette a torture».
Ciò che attendono sia i naufraghi che l’equipaggio è l’assegnazione di un porto sicuro, così come prescrive la legge.

Ma Sos Mediterranée replica anche alle accuse di Piantedosi. «Noi non abbiamo commesso alcuna violazione della legge, anzi: siamo coloro che la legge la rispettano e la applicano».
In particolare, Creazzo spiega che Sos Mediterranée informa le autorità di tutte le azioni compiute dalla Ocean Viking. «Se poi le autorità decidono di non rispondere o di non coordinare, questo non è certamente un nostro problema. Noi avvertiamo di tutti i soccorsi che compiamo, di tutte le operazioni di ricerca ed è tutto pubblico sul nostro diario di bordo che trovate online». In altre parole, non sarebbe l’ong a non informare le autorità, ma sono spesso le autorità a non rispondere.

Non solo. La Ocean Viking non viola le leggi sull’immigrazione, perché la sua attività non è ascrivibile al capitolo dell’immigrazione, ma a quello della ricerca e soccorso in mare.
«Parliamo semplicemente di soccorrere persone che rischiano di annegare – sottolinea Creazzo – La nostra attività non è collegata all’immigrazione, può essere correlata, ma noi effettuiamo ricerca e soccorso».

Tuttavia Sos Mediterranée non si pone in modo antagonista al neo-ministro. «Non ci piace fare processo alle intenzioni, né ai politici. Semmai parliamo di politiche e non è che negli ultimi quattro anni, quando la maggioranza di governa aveva un’altra trazione, le cose nella zona Sar non sono migliorate e le navi sono state spesso sottoposte a sequestri amministrativi. Tra i toni utilizzati e le politiche effettivamente attuate spesso c’è un grosso gap».
In ogni caso, Sos Mediterranée conferma la propria di necessità di soccorrere le persone in mare e non girarsi dall’altro lato.

ASCOLTA L’INTERVISTA A FRANCESCO CREAZZO: