Il ministro degli Interni e leader leghista Matteo Salvini ha detto che voterà no alla riforma di Dublino sull’accoglienza dei richiedenti asilo. Ma la riforma favorirebbe l’Italia, togliendo il vincolo di primo arrivo e introducendo il ricollocamento obbligatorio. La relatrice Elly Schlein: “Forse non se la sente di chiedere al suo amico Orban di fare la propria parte”.

“La settimana prossima c’è la riunione dei ministri europei dell’Interno per parlare di immigrazione e di asilo, invece di aiutare l’Italia ci vorrebbero appesantire ulteriormente. Il governo italiano andrà a dire no alla riforma del regolamento di Dublino e alle nuove politiche di asilo perché condannano i Paesi del Mediterraneo, Italia Spagna, Cipro e Malta, ad essere da soli”. Così il neo-ministro degli Interni Matteo Salvini è intervenuto ieri, dal luogo simbolico dell’hot spot di Pozzallo, in merito alla riforma del Regolamento di Dublino in discussione a livello europeo.

Quelle di Salvini suonano come parole intransigenti su un tema che per la Lega è stato ed è tuttora una bandiera elettorale. Peccato, però, che la riforma del Regolamento di Dublino in discussione favorirebbe molto l’Italia sul versante dell’accoglienza dei richiedenti asilo, modificando quei punti che l’hanno penalizzata in questi anni.
Lo scorso 21 ottobre ai microfoni di Radio Città Fujiko intervenne l’eurodeputata Elly Schlein , una delle relatrici del testo, che ci illustrò i contenuti principali della riforma e i grossi scogli politici che doveva superare, proprio per il fatto che chiamava alle proprie responsabilità quei Paesi membri dell’Europa che hanno chiuso le frontiere.

Le novità più importanti contenute nella riforma, in particolare, riguardano da un lato la cancellazione del vincolo di primo arrivo, cioè quella norma che obbliga i Paesi costieri come Italia, Spagna e Grecia ad accogliere i richiedenti protezione internazionale e svolgere l’iter della domanda d’asilo sul proprio suolo; dall’altro l’introduzione di un sistema di ricollocamento dei richiedenti asilo automatico, permanente e solidale tra i vari Stati europei.
Il sistema di relocations su base volontaria, proposto dalla Commissione ormai due anni fa, del resto, non ha mai funzionato. Ora, invece, sarà obbligatorio, pena un taglio ai fondi strutturali ricevuti dagli Stati membri.

“Salvini si dichiara sconfitto ancora prima della battaglia – commenta Schlein – e conferma quella che è stato l’atteggiamento della Lega all’Europarlamento, dove ha disertato tutte le 22 riunioni”.
L’Italia avrebbe tutto l’interesse a sedersi al tavolo e chiedere che la riforma venisse approvata ma, ipotizza l’eurodeputata, forse il leader leghista non se la sente di chiedere all’Ungheria di Orban di fare la propria parte: “È proprio qui la contraddizione di questi nuovi nazionalismi”.

I maggiori problemi all’approvazione della riforma sono rappresentati proprio dal “Gruppo di Visegrad”, costituito da Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia, che si è già dichiarato contrario ad una modifica del regolamento e vorrebbe che tutto restasse così com’è. Ma ci sono anche altri Paesi che, pur facendo buon viso, si disinteressano del tema o non modificano le proprie politiche ai confini, come Francia e Germania.

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