Da domani, martedì 21 giugno, a giovedì a Vienna, si terrà la conferenza di Ican (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons), la campagna internazionale per abolire le armi nucleari. L’iniziativa nel 2017 vinse il Premio Nobel per la Pace con la motivazione: «per il suo lavoro per portare l’attenzione alle conseguenze umanitarie catastrofiche di qualunque uso delle armi nucleari e per i suoi straordinari sforzi per ottenere un trattato che metta al bando queste armi».
Il trattato per la messa al bando delle armi atomiche è stato siglato il 20 settembre 2017 e, al momento, conta 84 firmatari, pari a un terzo degli Stati del mondo.

All’appello mancano le superpotenze nucleari, ma anche Paesi che ospitano armi atomiche, come l’Italia. È in questo senso che, in chiave locale, Sinistra Unita per Bologna aveva lanciato una petizione rivolta allo Stato, chiedendo di firmare e ratificare il documento.
Ed è proprio di questi giorni, invece, la notizia che l’Italia non prenderà nemmeno parte alla conferenza di Vienna, aperta anche a Stati che non hanno ratificato il trattato.

Armi atomiche, la diserzione dell’Italia certifica la posizione nuclearista

«La campagna è nata circa 10 anni fa – osserva ai nostri microfoni Francesco Vignarca, portavoce della Rete Italiana Pace e Disarmo – e ricordo che all’inizio della campagna ci dicevano che non avremmo mai ottenuto nemmeno un testo, figuriamoci un voto, figuriamoci le ratifiche necessarie. Oggi sono 61 i Paesi che hanno sottoscritto e ratificato questo trattato e hanno nel loro corpus giuridico una norma che proibisce di possedere, utilizzare, far transitare, promuovere, favorire, costruire o minacciare l’uso di armi nucleari».
L’ambizione dei disarmisti è quella di avere un mondo in cui tutti i 190 Paesi dell’Onu avessero una norma del genere.

Per Vignarca, l’opinione pubblica italiana è favorevole all’adozione di una norma del genere anche in Italia. L’assenza del nostro Paese dalla conferenza assume un peso particolare anche alla luce del fatto che altri Stati che non hanno ratificato il trattato hanno comunque deciso di partecipare. «Belgio, Olanda e Germania alla fine saranno presenti – afferma Daniele Santi, presidente di Senzatomica – Quindi l’Italia sarà l’unico Paese che ospita testate nucleari statunitensi sul proprio territorio ad essere assente alla conferenza».
E le ragioni di questa assenza stanno tutte nel vecchio dogma della deterrenza nucleare, per cui la minaccia del nucleare stesso servirebbe a scongiurare nuovi conflitti.

«La presenza di armi di distruzione di massa non garantisce la sicurezza – continua Santi – Lo abbiamo visto anche nella guerra in Ucraina, quando le armi nucleari sono state utilizzate come strumento di ricatto».
Per i pacifisti serve proprio un cambio di paradigma che, dalla distruzione reciproca assicurata, arrivi al disarmo reciproco. Le armi atomiche rappresentano una minaccia inaccettabile perché vanno contro il rispetto della vita. È per questo che Rete Italiana Pace e Disarmo e Senzatomica rimangono ottimiste sul ravvedimento dell’Italia.

ASCOLTA L’INTERVISTA A FRANCESCO VIGNARCA E DANIELE SANTI: