Sono 104 le alluvioni registrate nel 2022 in Italia, anche se nel periodo contraddistinto da grande siccità. Il conteggio è dell’Osservatorio Risorse Idriche di Anbi (Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e dele Acque Irrigue), che evidenzia che, alla luce dei numeri, si tratti di due fenomeni alluvionali a settimana.
«È un dato, che allarma e che dovrebbe sollecitare una grande piano di manutenzione del territorio, la più importante opera pubblica, di cui l’Italia abbisogna», sottolinea il presidente di Anbi, Francesco Vincenzi.

104 alluvioni nel 2022: la crisi climatica è la nuova normalità

Nel suo comunicato, Anbi fa anche un elenco che dettaglia le alluvioni registrate sul suolo italiano a partire da agosto dell’anno scorso per arrivare alla tragedia che ha letteralmente travolto l’Emilia-Romagna, provocando 15 morti.
Ma gli effetti della crisi climatica non sono terminati e si sono manifestati anche nei giorni successivi in diversi contesti. Dopo ciò che è accaduto nella nostra regione, infatti, il 20 maggio si sono registrati nubifragi sulle province di Catania (a Paternò 210 millimetri di pioggia in 24 ore) e di Nuoro (210 millimetri tra il 20 ed il 21 Maggio a Dorgali).

Tutto il territorio nazionale sembra coinvolto. Nell’elenco di Anbi troviamo il Trentino Alto Adige, la Calabria, la Sicilia, la Toscana, la Campania, le Marche e, ovviamente, l’Emilia-Romagna.
«Il consolidarsi dei cambiamenti climatici da un lato e un territorio oggettivamente non pronto – osserva Vincenzi – purtroppo fa accadere questo. Sono tutti segnali che ci dimostrano che dobbiamo cambiare passo e mentalità nella gestione del territorio e nelle sue regole, perché purtroppo non contiamo solo dei danni, ma anche delle vite umane».

«Oltre all’incommensurabile tributo in vite umane – fa eco Massimo Gargano, direttore generale di Anbi – vanno considerati i miliardi di danni, di cui mediamente solo il 10% viene realmente ristorato ai cittadini. Intervenire in prevenzione costerebbe 5 volte meno. Non solo: l’insicurezza idrogeologica è un freno allo sviluppo e l’alluvione è l’evenienza naturale, che permane più a lungo nella memoria collettiva di una comunità, condizionandone la vita per anni».
Come ha confermato ai nostri microfoni Carlo Buontempo, direttore del servizio cambiamento climatico dei satelliti europei Copernicus, programma gestito dal Ecmwf (European Centre for Medium-Range Weather Forecasts), la frequenza degli eventi meteorologici estremi è in aumento. Una nuova “normalità”, dunque, con cui anche la politica deve misurarsi.

ASCOLTA L’INTERVISTA A FRANCESCO VINCENZI: