«Prevedere quello che succederà nel futuro è sempre un esercizio complicato», racconta Carlo Buontempo, direttore del servizio cambiamento climatico dei satelliti europei Copernicus – programma gestito dal Ecmwf, il Centro europeo per le previsioni meteo a medio termine. «Ma i nostri strumenti diventano ogni giorno migliori, e ci aiutano ad essere sempre più preparati».
Il lavoro svolto dai servizi meteorologici internazionali si basa sui dati forniti dai modelli numerici meteorologici (ciò che permette di “prevedere che tempo farà”) ed è un lavoro destinato a diventare ancor più fondamentale per affrontare eventi come l’alluvione avvenuta in Emilia-Romagna: «Dare l’allarme qualche ora o qualche giorno prima potrebbe fare una differenza significativa», valuta Buontempo.

Le previsioni meteo per i prossimi mesi dell’Ecmwf

Dopo gli eventi climatici estremi del mese di maggio sono arrivati sole e temperature più miti, ma resta da capire cosa riservi il futuro per l’Italia e per l’Europa – la zona del mondo in cui, attualmente, la temperatura è aumentata di più nell’ultimo periodo.
«Ciò che può guidare la distribuzione della probabilità di alcuni eventi è quello che succede nel Pacifico, dove sappiamo che stiamo passando da una fase delLa Niña – una fase in cui le temperature superficiali dell’oceano sono più fredde del normale – a una fase di El Niño», spiega ancora Buontempo.

El Niño è un fenomeno climatico che si verifica in media ogni cinque anni, e che consiste appunto in un riscaldamento anomalo delle temperature superficiali oceaniche. «Ci potremo quindi aspettare nei prossimi dodici, ventiquattro mesi un nuovo picco nella temperatura media globale, che tipicamente è più alta durante gli anni di El Niño». La connessione dell’Europa con il Pacifico, aggiunge il climatologo, non è particolarmente forte, ma i dati illustrano che, in media, negli anni di El Niño la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno tendono ad essere più umidi.
Un altro aspetto legato al previsto aumento delle temperature dipende, naturalmente, dai cambiamenti climatici: negli anni, l’estate in Europa è andata scaldandosi. In base a questa tendenza nelle osservazioni e nelle previsioni dei modelli, quindi, è ragionevole aspettarsi un’estate più calda.

Alcuni eventi estremi saranno più frequenti in futuro

In base alla comprensione della termodinamica dell’atmosfera e all’evidenza sperimentale dei dati raccolti, è possibile affermare che «in tutto il mondo, e certamente in buona parte d’Europa, eventi estremi in cui la precipitazione è particolarmente intensa o non ha precedenti sono diventati più frequenti». Non solo: «Guardando i modelli di proiezione climatica nei prossimi decenni, sappiamo che in buona parte del pianeta precipitazioni intense e ondate di calore diventeranno fenomeni più estremi e più frequenti».
Con l’aumento della temperatura media globale, infatti, spiega Buontempo, aumenta anche la quantità di umidità disponibile nell’atmosfera. Ne consegue che, mentre la probabilità che si verifichino alcuni tipi di fenomeni estremi diminuirà (per esempio la precipitazione nevosa sul lungo periodo, o gli estremi freddi), altri eventi ad alta intensità aumenteranno in frequenza. Eventi come le precipitazioni intense, appunto.

Un gemello digitale della Terra per un’amministrazione locale migliore

Oltre a continuare a fare previsioni operative in modo utile e fruibile, riflette ancora il climatologo, è necessario spingere la scienza e la tecnologia a fare dei passi avanti, per migliorare l’efficienza delle stesse previsioni operative. Seguendo questo spirito, l’Ecmwf sta lavorando a riproduzioni digitali della Terra sempre più accurate, con il progetto Destination Earth.

Da un lato, un gemello digitale accurato permetterebbe di aumentare la risoluzione dei modelli meteorologici. Attualmente, infatti, le previsioni del tempo si basano su modelli numerici che dividono l’atmosfera in punti fissi, detti “punti di griglia”. La risoluzione, spiega il climatologo, consiste nel “passo di griglia”, ovvero nella distanza tra un punto e l’altro nell’atmosfera, ed è fondamentale per descrivere la fisica atmosferica su cui si basano le previsioni dei centri meteorologici. Arrivare a risoluzioni in cui le celle temporalesche possano essere «risolte in modo esplicito, in modo che si possa vedere l’interazione tra una cella convettiva e la cella vicina, oltre alle interazioni con il suolo e le città e con le scelte fatte dall’amministrazione locale sul territorio», porterebbe calcoli e dunque previsioni più precise.

Dall’altro lato, modelli virtuali ad alta precisione permetterebbero di coinvolgere l’aspetto decisionale della gestione del territorio nella parte modellistica. Al momento, infatti, spiega Buontempo, le decisioni vengono prese a partire da output meteorologici di vario tipo, ma senza entrare nella modellistica virtuale per agire attivamente su di essa. Se, in futuro, i modelli digitali della Terra diventassero più accurati, politici, decisori e amministratori locali potrebbero interagire con le simulazioni: questo permetterebbe loro di vedere quale sarebbe la conseguenza di un determinato tipo di intervento – per esempio forestazioni, progetti urbani e interventi di natura idrogeologica – sul territorio, in modo da fare scelte più oculate e sicure per la popolazione.

ASCOLTA L’INTERVISTA A CARLO BUONTEMPO:

Chiara Scipiotti